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PROPRIO nei giorni scorsi il Corriere della Sera si è occupato della sanità lucana. In particolare dell’Asp e del numero spropositato di dirigenti medici in elenco e che pesano, ovviamente, moltissimo sul bilancio del settore.

Tanti dirigenti – con relativi lauti stipendi – che finiscono per “autodirigersi”, non esistendo personale sottoposto. «Tutto nel pieno rispetto della legge» – ha ribadito il direttore generale Mario Marra. Nessuno lo mette in dubbio, solo che in tempi di tagli continui ai servizi, non fa certo piacere ritrovarsi sulla scena nazionale come esempio in negativo per avere all’attivo 629 dirigenti medici, ognuno dei quali costa dai 50 ai 140mila euro anno.

Per questo ancora di più colpisce l’imbattersi in due nuovi avvisi di concorso pubblico, destinati all’assunzione di dirigenti medici. Non all’Asp, chiariamolo subito, ma al San Carlo di Potenza: parliamo di «cinque posti di dirigente  medico  della  disciplina  di anestesia e rianimazione» e «sei  posti  di  dirigente  medico della  disciplina di chirurgia  generale  presso  le  unità operative di  chirurgia generale e d’urgenza». Precisiamolo: nessuno vuol qui dire che c’è qualche irregolarità, assolutamente. Però è lecito fare delle considerazioni. Invece che continuare ad assumere nuovi dirigenti, non sarebbe meglio iniziare a pensare a una mobilità interna tra un ente e l’altro? Non sarebbe questo un modo per alleggerire i costi da un lato e migliorare il servizio di entrambi gli enti dall’altro? Certo, se anche solo l’idea della sede dell’Asp nei locali del San Carlo ha suscitato polemiche da ogni parte, figuriamoci cosa potrebbe accadere con i dirigenti. Certo però è davvero singolare una sanità in cui i dirigenti proliferano e gli infermieri devono invece fare i doppi turni per il blocco delle assunzioni. Dove c’è qualcuno che non sa neppure cosa fare e dove non si possono invece assumere gli autisti del 118. Forse un equilibrio va ritrovato.

ant. giac.

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