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NELLA nostra regione, il decennale tentativo da parte della politica di risolvere il problema della disoccupazione gonfiando oltremisura il numero e gli organigrammi degli enti pubblici, ben al di là delle reali esigenze funzionali, ha creato una pericolosa anomalia: la Basilicata e’ una regione  gravata dalla invadente presenza del soggetto pubblico. Se si analizzano i dati forniti dagli istituti di statistica emerge in modo vistoso che gli addetti della Pubblica Amministrazione sono il 21,6% del totale cioe’ circa 4 punti percentuali piu’ del dato nazionale. La spesa pubblica lucana rappresenta il 37% del totale degli investimenti pubblici e privati, a fronte del 18,3% nazionale, cioe’ piu’ del doppio! Sono cifre che ci dicono con immediata chiarezza che la vera peculiarita’ del nostro territorio e’ la ipertrofica e distorcente presenza del settore pubblico.

Non si tratta di un problema soltanto economico, sebbene i numeri richiamati siano fuori scala rispetto alla normalità di altre regioni: questa situazione ha determinato anche nelle fasce giovanili una mentalità assistenzialistica, che ha deteriorato nel tempo quella antica e sana cultura del lavoro tramandataci dai nostri nonni. Molti giovani sono in cerca di occupazione, in molti casi sono portatori di un senso di disperazione, ma pochi si pongono il problema della effettiva utilità economica di una attività lavorativa, pochi riconoscono con convinzione l’esigenza che tra un posto occupato ed il lavoro svolto vi sia un nesso di funzionalità e produttività.

E’ celebre il raffronto tra l’indice del numero di addetti dell’ente Regione Lombardia (44,3/1000ab.) ed il corrispondente dato dell’Ente Regione Basilicata (64,6/1000ab.): e’ la fotografia del surplus (circa il 46%) di impiegati rispetto alle effettive necessita’ amministrative, un surplus che e’ il risultato della esigenza di creare una fascia sociale a reddito garantito, in dispregio del merito professionale ed in ossequio ad una fedele appartenenza partitica. Dal dopoguerra ad oggi una tale pratica assistenziale ha finito per diventare regime nella nostra area, con l’effetto di produrre profondi guasti sociali: uno fra tutti la crescente frustrazione di coloro che tirano davvero la cosiddetta “carretta”, faticosamente impegnati nelle attivita’ produttive, spesso con salari e stipendi inferiori rispetto a quelli erogati ai privilegiati del settore pubblico.

Una situazione che ha tolto dignita’ al lavoro finalizzato a creare ricchezza e che ha invece incentivato la ricerca di un posto pubblico a tasso lavorativo limitato; un assetto che ha minato le basi della capacita’ di sviluppo del nostro territorio, indebolendo le energie vitali della societa’ civile.

E’ una malattia profonda della societa’ di Basilicata, che ha finito per contagiare le classi dirigenti, in primis la classe politica che in gran parte formatasi a distanza di sicurezza dai reali meccanismi della produzione del reddito, resta inesorabilmente legata al concetto della distribuzione assistenziale del denaro pubblico, con l’insostenibile fardello di burocrazia che una tale forma mentis comporta.

Se infatti concentriamo l’attenzione sui programmi delle varie forze politiche in vista della prossima tornata elettorale, osserviamo che sul tema imprese/lavoro le soluzioni proposte da ogni formazione, anche di segno politico opposto, convergono tutte in una unica ricetta: rendere piu’ facile l’accesso alle risorse finanziarie (naturalmente pubbliche) come se questo bastasse a soddisfare le reali esigenze delle imprese e dei lavoratori.

Non è quello che serve agli operatori dell’economia, che hanno altre vere priorita’: un impegno deciso nel marketing territoriale per aprire porte verso nuovi mercati, la realizzazione di infrastrutture tecniche consortili per dare una mano reale alle piccole imprese, provvedimenti di “micro politica industriale” con incentivi, non solo finanziari, per quelle attivita’ che hanno una concreta probabilita’ di successo e possono creare lavoro stabile, un piano di sviluppo scritto da persone esperte e competenti, individuate tra le eccellenze presenti nel nostro territorio, successivamente coinvolte nell’attività di monitoraggio dei risultati raggiunti. Si tratta soltanto di alcuni temi, che possono essere certamente integrati, ma sono punti di partenza irrinunciabili, per chi vuole davvero costruire quel cambiamento di cui tanto si sente parlare in campagna elettorale, e che dopo anni di stagnazione sociale e’ oggi necessario.

*Imprenditore – Lic. McDonald’s Potenza

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