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POTENZA – Si è presentata in Tribunale in tarda mattinata Patrizia Minardi, autorità di gestione del Po Fesr Basilicata, con due accompagnatori e alcuni faldoni di documentazione che ha consegnato nell’ufficio del procuratore Laura Triassi.

L’aveva detto e l’ha fatto, dopo le accuse e gli esposti con tanto di domande d’esame trafugate, e le dimissioni della commissione d’esame per la selezione tra i cento e rotti aspiranti dei 50 meritevoli di un contratto triennale da assistente tecnico del Po Fesr.

Con questo tutta la vicenda – per quei pochi che sembravano nutrire ancora qualche dubbio – finisce in mano agli investigatori che già nelle prime ore si erano mossi cominciando a raccogliere informazioni.

Un motivo in più per cui la giunta regionale uscente potrebbe demandare la soluzione del problema al vincitore delle prossime elezioni, anche per evitare inevitabili stumentalizzazioni qualunque sia la decisione.

Sul tavolo le opzioni restano limitate, vista anche la scadenza del 31 dicembre per la chiusura dei controlli preventivi sui progetti per una sessantina di milioni di euro presentati da amministrazioni locali e imprese per accedere ai fondi europei per lo sviluppo regionale. La prima è quella sollecitata dai sindacati che hanno chiesto una proroga anche breve dei contratti degli 80 co.co.co scaduti proprio il giorno in cui era prevista la chiusura della selezione “abortita”. Anche se proprio dal momento che sono scaduti per qualcuno sarebbe più corretto parlare di un rinnovo. La seconda è una nuova selezione, che non è in contrasto per forza con la prima, ma andrebbe modulata rispetto a chi ha già sostenuto in maniera brillante la prova orale e potrebbe ritenere valido il punteggio acquisito. Con o senza dimissioni e tutto il resto.

Impossibile – d’altra parte –  capire cosa possa venire fuori dall’inchiesta della magistratura, anche perché resta da stabilire quello che è successo. A partire dagli esposti anonimi recapitati tra martedì e mercoledì alle redazioni di almeno due giornali: Quotidiano della Basilicata e Nuova del Sud.

«Alcuni hanno già le domande di fare l’orale». Recita il testo di uno di quelli arrivati nella redazione del Quotidiano assieme all’identico fascicoletto con oltre 200 domande del tipo di quelle sorteggiate durante la selezione che partita lunedì. «Prima che finiscono le prove pubblicatele e contestatele».

«Violazione n.25 del Trattato Ue: disparità di trattamento». Insisteva un secondo esposto, recapitato a mano al Quotidiano (sulla busta affrancata non risulta apposto il timbro del centro di smistamento della posta, ndr) mercoledì mattina. Dopo che la Nuova aveva posto con una certa enfasi l’interrogativo su un «Concorso pre elettorale “truccato?”». Ma prima che Patrizia Minardi e gli altri due membri della commissione d’esame, decidessero di bloccare tutto rassegnando le dimissioni. Tanto per restare alle materie su cui verteva la selezione in corso.

Di sicuro c’è soltanto che degli oltre 100 candidati per quei 50 contratti triennali da 33mila euro lordi l’anno, 80 lavoravano già lì. Con le selezioni ne sarebbero rimasti fuori in 30, anche se con la promessa di sindacati e Regione di provvedere a una loro sistemazione, invece adesso non lavora nessuno.

l.amato@luedi.it  

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