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126 comuni su 131. La Basilicata è la prima regione in Italia per Aree Interne. Il 74,6% della popolazione lucana infatti vive almeno a 20 minuti di percorrenza da un Polo capace di garantire l’offerta completa dei servizi fondamentali (istruzione, mobilità e sanità).
Certo, Area Interna non è sinonimo di debolezza. Capacità di governo e orientamento degli attori locali possono fare della perifericità una leva determinante di sviluppo. L’esempio è il Trentino che, nonostante il 55,8% della sua popolazione viva in aree interne (secondo in graduatoria), è tra le prime regioni italiane per PIL pro capite. I Punti di forza? Ambiente incontaminato e offerta turistica.
Purtroppo in Basilicata le Aree Interne invece significano ritardo economico e sociale. La prova è il costante calo e invecchiamento demografico dei suoi abitanti.
Scarsa visione strategica e difficoltà a disegnare e portare avanti progetti di sviluppo territoriale, negli anni, hanno creato condizioni tali da annegare anche le possibili opportunità, che pure qualcuno spera ancora di sfruttare. Fabrizio Barca è uno di questi. Da Ministro ci ha creduto. Ha messo a punto una strategia con il “Progetto per le Aree Interne” che, attraverso l’utilizzo dei fondi comunitari 2014-2020, potrebbe e dovrebbe essere finalizzata. La Regione Basilicata entro l’anno dovrà decidere.
Nel frattempo la resistenza è affidata ai comuni e alla loro capacità di mettersi insieme. Secondo Studi Anci-Ifel, in Italia, nei primi 8 mesi del 2013 le Unioni di Comuni sono state 370. Comanda la Lombardia con 61, seguono Piemonte e Sicilia con 49 e Sardegna con 35. Al Sud attive la Puglia e la Calabria con 10. La Basilicata, invece, si fa notare per un triste e deludente 1.
Banzi, San Chirico Nuovo, Palazzo San Gervasio e Forenza i comuni coinvolti. Poco. Ancora troppo poco.
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