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SONO stati resi pubblici i dati relativi al monitoraggio della falda sotto l’inceneritore Fenice a San Nicola di Melfi e i risultati – per l’ennesima volta – non sono quelli sperati: la contaminazione va avanti.
Lo ha reso noto l’Organizzazione lucana ambientalista spiegando che si registrano molti superamenti dei limiti imposti dalla legge. «Dalla lettura dei dati – scrive la Ola – emerge l’ennesimo superamento del valore limite fatto registrare dal triclorometano (cloroformio) sostanza altamente nociva per la salute umana nonché un pericoloso cancerogeno, così come il 1,1-dicloroetilene, un potente solvente, che supera i limiti di legge in quasi tutti i nove pozzi piezometrici».
«Altre sostanze dannose per l’ambiente e la salute dell’uomo presenti oltre i limiti di legge in molti dei pozzi campionati, sono il tetracloroetilene e il 1,2-dicloropropano». Aggiungono gli ambientalisti.
Quanto invece ai metalli pesanti risultano fuori legge l’alluminio nel pozzo n.4, il ferro nei pozzi nn.5-6-7-8, il nichel in otto dei nove pozzi ed il manganese in tutti e nove i pozzi campionati.
«La presenza di nichel e manganese in quantità molto oltre i limiti di legge in molti pozzi è allarmante – scrive la Ola – e rappresenta meglio di qualsiasi altra considerazione l’inefficacia assoluta del piano di contenimento degli inquinanti predisposto dall’azienda che gestisce l’impianto. Come se tutto ciò non bastasse si registrano importanti sforamenti anche per i fluoruri».
L’unica speranza di salvezza per l’ecosistema circostante – con l’impianto ancora funzionante – sembra quindi essere il pompaggio in continuo di tutta l’acqua di falda sottostante e il suo smaltimento in una struttura attrezzata.
La Ola sottolinea «come il disastro ambientale certificato dalle analisi e dai dati pubblicati, non può e non deve più essere ignorato. È necessario definitivamente prendere atto che l’inceneritore Fenice è un inceneritore obsoleto e pericoloso e che gli inquinanti dispersi nella falda sotterranea entrano nella catena alimentare, compromettendo l’ambiente e la salute di uomini e animali».
«L’intervento di bonifica più volte annunciato non è mai stato reso operativo, le amministrazioni direttamente coinvolte, dopo un iniziale fuoco di paglia, sono tornate docilmente nei ranghi e la questione “Fenice” è stata derubricata perché ormai poco attraente nell’arena politica». Tuonano gli ambientalisti, che per questo tornano a chiedere la chiusura dell’impianto aldilà del possibile risveglio “elettorale” di chi finora ha promesso una soluzione che non è mai arrivata.
l.amato@luedi.it
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