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GIOIA TAURO (RC) – Qualcuno l’ha ribattezzata “la stanza dell’orrore” e certamente le immagini girate dai carabinieri rendono bene l’idea di tale appellativo e di ciò che ieri mattina i militari si sono trovati davanti ai loro occhi. Vestiti seminati a terra, un materasso appoggiato davanti ad una finestra dalle tapparelle rotte, mobili diroccati, muri senza interi pezzi di intonaco o mattonelle, una cucina che a chiamarla tale le si fa soltanto un complimento, sporcizia un po’ dappertutto.
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Erano costretti a vivere rinchiusi questa in stanza situata al secondo piano di una palazzina di Gioia Tauro, i sei ragazzi liberati ieri dai Carabinieri durante un’operazione di routine nel quartiere Ciambra, zona abitata in prevalenza da rom e spesso luogo di interesse per le forze dell’ordine alla ricerca di armi o droga. La drammaticità delle condizioni in cui erano costretti a vivere i sei ragazzi (tra i quali quattro minorenni, uno di appena 4 anni) è stata immortalata dalla videocamera che ha accompagnato i Carabinieri nel corso della loro operazione. Immagini che parlano da sole e documentano la situazione disumana in cui gli adolescenti trascorrevano le loro giornate, senza possibilità di uscire se non per andare a mendicare. All’arrivo dei carabinieri alcuni di loro facevano fatica a muoversi, addirittura a parlare.
Altri non riuscivano ad aprire gli occhi una vola in contatto con la luce del sole, segno che in quell’inferno ci vivevano chissà da quanto tempo. Le indagini dei militari hanno portato all’arresto della madre dei giovani, G. B., della zia, R. B., e della nonna, F. A.. Per loro l’accusa è di sequestro di persona aggravato e maltrattamento di minore. Le tre donne sono state trasferite in carcere a Reggio Calabria mentre i ragazzini sono stati subito curati presso l’ospedale “Santa Maria degli Ungheresi” di Polistena prima di essere trasferiti in strutture adatte a fornire loro le cure necessarie. Soltanto uno di loro è rimasto in ospedale perché affetto da alcuni problemi psichici. Intanto proseguono le indagini dei Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Palmi, finalizzate a capire da quanto tempo gli adolescenti fossero costretti a vivere rinchiusi in quella stanza, in condizioni che gli stessi inquirenti hanno definito “spaventose”.
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