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METAPONTO e la sua ricchezza storico-archeologica sono un patrimonio da salvare, da valorizzare ulteriormente e da mettere in sicurezza per il futuro.
Per lanciare l’appello e fare il punto sul da farsi, si sono dati appuntamento ieri mattina al museo di Metaponto, la sezione Basilicata dell’Associazione nazionale archeologi (Ana) e l’associazione “Liberascienza” di Potenza, che hanno organizzato un’iniziativa culturale, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, a quasi un mese dall’inondazione che ha completamente sommerso il Parco archeologico di Metaponto.
Il programma é consistito, dopo la visita al museo, in un percorso perimetrale esterno del Parco archeologico dell’area urbana conclusosi nel Parco del Tempio extraurbano di Hera e delle Tavole Palatine.
All’incontro interdisciplinare, curato dagli archeologi dell’Ana, hanno collaborato anche i geologi del Cnr-Imaa, al fine di far conoscere una delle realtà ambientali e archeologiche di maggior pregio in Basilicata. Ad accoglierci Ada Preite, archeologa e segretaria regionale Ana Basilicata.
«L’obiettivo -ha spiegato al Quotidiano- é quello di focalizzare l’attenzione su quanto é accaduto a Metaponto a causa dell’alluvione del 7 e 8 ottobre scorso. L’incontro di oggi ha il fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e l’intera comunità regionale circa l’accaduto. Le difficoltà sono tante -ha evidenziato Preite- bisogna risistemare l’area archeologica, perché è tutta infangata, e poi bisogna adottare progetti per la tutela e salvaguardia non solo dell’area in questione, ma di tutta l’area circostante, poiché l’alluvione è statA causato da interventi antropici non imputabili a noi; si pensi ad esempio alla non pulizia dei canali di drenaggio».
Cosa fare? «Bisognerà procedere con la pulizia del fango, che avviene tramite un procedimento stratigrafico di rimozione. Ci vorrà molto tempo. Poi dipende da quante persone verranno impiegate e dai fondi che il ministero metterà a disposizione. Poi tutto dipenderà dalle difficoltà che si incontreranno.
Il lavoro lo dovranno fare persone specializzate, dirette dalla Soprindentenza all’interno di un progetto che prevede il ripristino dell’area archeologica. A breve il parco -ha concluso- dovrà essere chiuso, ma si spera che in primavera possa ritornare ad essere fruibile ai visitatori».
A rappresentare Liberascienza, il presidente Pierluigi Argoneto e la componente del direttivo, Fiorella Fiore.
Ad accogliere le delegazioni presenti, Nunzia Armento, funzionario del Museo archeologico nazionale di Metaponto, che ha rimarcato che «bisogna attuare una prevenzione anche culturale e lo si fa con dei fondi a disposizione, perché per fronteggiare l’emergenza poi, si finisce per spendere più risorse di quante ne servirebbero in regime ordinario». La “padrona” di casa ha voluto ringraziare il soprintendente Antonio De Siena, «per la sensibilità che dimostra ogni volta, quando si tratta di aprire il museo a un lavoro di sensibilizzazione e valorizzazione dei territori in cui ogni museo opera. Questo patrimonio non é nostro -ha spiegato- e quindi abbiamo il dovere civico di tramandarlo alle future generazioni così come lo abbiamo ereditato. Purtroppo, questi eventi calamitosi si ripetono ogni due anni per cui bisogna stare attenti».
Infine Marcello Bianca, geologo del Cnr del progetto “Metibas” (Metodi e Tecnologie Innovative per i Beni Culturali della Basilicata), ha puntato ach’egli il dito sul fatto che «sono decenni ormai che si sceglie di operare nell’emergenza, causata da eventi naturali come l’ultima alluvione, che ha recentemente colpito la costa metapontina, piuttosto che favorire investimenti a medio e lungo termine mirati alla prevenzione dal rischio idrogeologico. I costi dell’emergenza -ha aggiunto- sono più elevati di quelli della prevenzione, perché si ripropongono ciclicamente senza però contribuire alla diminuzione della vulnerabilità del territorio e delle infrastrutture. Mai come oggi è necessario fare ogni sforzo per divulgare la cultura della prevenzione dai rischi naturali, visto che non possiamo fare nulla per impedire il ripetersi dei fenomeni naturali, che -ha concluso- dovremmo smettere di definire “eccezionali”». La bella giornata di sole ha favorito il tour della sensibilizzazione. Ora si faccia presto.
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