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VULTURE – Penuria di vino per i prossimi anni? Sembrerebbe proprio di sì sfogliando il rapporto di due analisti australiani, commissionato dalla Banca d’affari “Morgan Stanley”. Uno studio in cui si evince che da un lato la produzione mondiale del “nettare degli dei” è destinata a diminuire (causa cambiamenti di clima), dall’altro che il vino diventerà sempre di più un bene di lusso, un prodotto di nicchia con prezzi che saliranno alle stelle. 

Anche per questo i due analisti invitano a “tesaurizzare” ora, per avere un bene costoso domani. E se la tendenza mondiale pare ormai segnata (si fa per dire), in Basilicata e precisamente nel Vulture, anche quest’anno si brinderà con un vino di alta qualità. La vendemmia, terminata da pochi giorni, ha dato una ottima uva. Toccherà ora alle Cantine e le aziende del posto, trasformarla nella eccellenza che molti all’esterno invidiano a tutta la regione. 

«Una buona vendemmia – ci ha confidato Vito Paternoster dell’omonima cantina di Barile – ma non la migliore. La piovosità estiva ha contribuito a determinare una raccolta alta rispetto alla media che certamente darà dei buoni frutti». 

Vito Paternoster, oltre a guidare la cantina del famosissimo “Don Anselmo”, è un esperto e cultore della materia. Sul rapporto della banca d’affari “Morgan Stanley” non fa una piega e guardando a quella che è la realtà lucana sostiene che «l’Aglianico è sempre stato un prodotto d’eccellenza riconosciuto in tutto il mondo con un brand ben definito». 

Del resto, fa notare lo stesso Paternoster, già adesso qualora l’uva non raggiungesse un elevato standard di qualità, la produzione di un determinato marchio salterebbe l’anno. Questo perchè gli acquirenti di un determinato vino – oramai sempre più stranieri – si aspettano una qualità sempre più superiore. 

«E’ vero che le condizioni climatiche possono incidere sul prodotto e quindi sulla produzione, ma è anche vero che tocca ai viticoltori, mettere del proprio perchè la qualità rimanga sempre alta». Il percorso, dunque, è ormai tracciato. Del resto le cantine lucane, ma quelle italiane in genere, lo hanno capito. Puntare su una «viticoltura di nicchia» può determinare la sopravvivenza di un settore come quello del vino. Un settore dove il divario tra il prodotto industriale e quello delle eccellenz (in cui l’Aglianico ha un posto d’onore) è sempre più marcato. 

Molto dipenderà anche dal mercato. Sul territorio nazionale oramai il consumo è in netto calo (38 litri all’anno contro i 120 degli anni settanta). Per questo i viticoltori guardano ai mercati esteri sempre più attratti dal vino made in italy. E sempre più stranieri sono attratti dal vino “Aglianico” (vedere foto a lato con i cinesi nella Cantina del notaio). 

Il “pericolo” (così come prospettato dai soloni della banca “Morgan Stanley”) di vedere “scomparire” delle bottiglie di vino nel prossimo futuro, guardando alla realtà e non all’analisi, pare sia scongiurato. anche se non bisogna abbassare la guardia e continuare ad avere – anche attraverso la ricerca – standar di qualità elevati.

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