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POTENZA – Per l’accusa avrebbe assunto «una condotta erroneamente attendistica», ma la difesa replica che il quadro clinico era tutt’altro che chiaro. Intanto una persona è morta e il prossimo 27 febbraio la questione si sposterà davanti al giudice Francesco Rossini dove Nicola D’Alessandro il primario del reparto di chirurgia generale del San Carlo dovrà rispondere dell’accusa di omicidio colposo.
Così a deciso ieri mattina il gup di Potenza Rosa Larocca accogliendo la richiesta di rinvio a giudizio del pm Annagloria Piccininni, che ha raccolto la denuncia dei familiari di un 68enne di Potenza deceduto a novembre del 2011 nel nosocomio del capoluogo, assistiti dall’avvocato Leo Chiariaco.  
Stando all’accusa l’uomo sarebbe stato affetto da una colecistite acuta, ossia «un processo infiammatorio acuto della colecisti»  e da un ittero da colestasi è «determinato da un ostacolo meccanico nell’eliminazione del fluido biliare». Questo è quanto sostengono i consulenti del pm Giovanni Zotti e Michele De Lucia. 
«Il comportamento dei sanitari – proseguono i due medici legali – è stato compatibile solo per i primi giorni di degenza con i protocolli diagnostici e terapeutici in quanto si è cercato di determinare un miglioramento del quadro generale del paziente per bilanciare la parte metabolica per per correggere con la giusta terapia edica instaurata, lo sato infiammatorio che era presente a carico della colecisti. Riteniamo di contro che vi sia stato una condotta colposa dei sanitari che ebbero in cura il … e tale condotta colposa si è realizzata per il troppo attendismo inspiegabile e ingiustificato che i sanitari ebbero nell’effettuare diagnosi e soprattutto, adeguata terapia». 
Di tutt’altro avviso Marco Greco, consulente della difesa di D’Alessandro, che è assistito dall’avvocato Nicola Roccanova. Per Greco il quadro clinico del paziente avrebbe mostrato elementi «compatibili con un iniziale (e al momento non preoccupante considerati i livelli sierici degli enzimi pancreatici) quadro pancreatitico acuto, condizione clinica comunque di rischio che impone cautele nella effettuazione della ercp (l’intervento che poi si sarebbe rivelato necessario, ndr) dal momento che questa notoriamente favorisce l’evoluzione pancreatitico». 
In altri termini: «i tempi intercorsi tra l’ammissione in ospedale e l’effettuazione dell’ercp non furono affatto inspiegabili come sostenuti dai consulenti del pm (…) ipotizzare una natura infiammatoria forse pancreatico dei versamenti addominali anziché di natura biliare era totalmente legittimo motivo per il quale non vene praticato l’intervento in urgenza e si continuò a seguire il protocollo previsto dalle linee guida per la colangite acuta complicata da pancreatite acuta». Insomma un «equivoco» che svelerebbe il carattere addirittura paradossale delle «conclusioni diagnostiche cui pervengono i consulenti del pm circa la patologia.
l.amato@luedi.it

POTENZA – Per l’accusa avrebbe assunto «una condotta erroneamente attendistica», ma la difesa replica che il quadro clinico era tutt’altro che chiaro. Intanto una persona è morta e il prossimo 27 febbraio la questione si sposterà davanti al giudice Francesco Rossini dove Nicola D’Alessandro il primario del reparto di chirurgia generale del San Carlo dovrà rispondere dell’accusa di omicidio colposo.

Così a deciso ieri mattina il gup di Potenza Rosa Larocca accogliendo la richiesta di rinvio a giudizio del pm Annagloria Piccininni, che ha raccolto la denuncia dei familiari di un 68enne di Potenza deceduto a novembre del 2011 nel nosocomio del capoluogo, assistiti dall’avvocato Leo Chiariaco.  

Stando all’accusa l’uomo sarebbe stato affetto da una colecistite acuta, ossia «un processo infiammatorio acuto della colecisti»  e da un ittero da colestasi è «determinato da un ostacolo meccanico nell’eliminazione del fluido biliare». Questo è quanto sostengono i consulenti del pm Giovanni Zotti e Michele De Lucia. 

«Il comportamento dei sanitari – proseguono i due medici legali – è stato compatibile solo per i primi giorni di degenza con i protocolli diagnostici e terapeutici in quanto si è cercato di determinare un miglioramento del quadro generale del paziente per bilanciare la parte metabolica per per correggere con la giusta terapia edica instaurata, lo sato infiammatorio che era presente a carico della colecisti. Riteniamo di contro che vi sia stato una condotta colposa dei sanitari che ebbero in cura il … e tale condotta colposa si è realizzata per il troppo attendismo inspiegabile e ingiustificato che i sanitari ebbero nell’effettuare diagnosi e soprattutto, adeguata terapia». 

Di tutt’altro avviso Marco Greco, consulente della difesa di D’Alessandro, che è assistito dall’avvocato Nicola Roccanova. 

Per Greco il quadro clinico del paziente avrebbe mostrato elementi «compatibili con un iniziale (e al momento non preoccupante considerati i livelli sierici degli enzimi pancreatici) quadro pancreatitico acuto, condizione clinica comunque di rischio che impone cautele nella effettuazione della ercp (l’intervento che poi si sarebbe rivelato necessario, ndr) dal momento che questa notoriamente favorisce l’evoluzione pancreatitico». 

In altri termini: «i tempi intercorsi tra l’ammissione in ospedale e l’effettuazione dell’ercp non furono affatto inspiegabili come sostenuti dai consulenti del pm (…) ipotizzare una natura infiammatoria forse pancreatico dei versamenti addominali anziché di natura biliare era totalmente legittimo motivo per il quale non vene praticato l’intervento in urgenza e si continuò a seguire il protocollo previsto dalle linee guida per la colangite acuta complicata da pancreatite acuta». 

Insomma un «equivoco» che svelerebbe il carattere addirittura paradossale delle «conclusioni diagnostiche cui pervengono i consulenti del pm circa la patologia.

l.amato@luedi.it

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