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PETILIA POLICASTRO (KR) – C’è anche Nicolino Grande Aracri, ritenuto il capo dell’omonima cosca di Cutro, tra le persone destinatarie delle 17 ordinanze di custodia cautelare nell’ ambito dell’operazione dei carabinieri contro alcuni clan della ‘ndrangheta del crotonese. In particolare gli arresti riguardano vertici e affiliati al clan Comberiati di Petilia Policastro ma, dalle indagini grazie alla svolta impressa con le rivelazioni di Lea Garofalo, sono emersi collegamenti importanti anche con altre realtà di ‘ndrangheta del crotonese come appunto quella dei Grande Aracri di Cutro. Proprio al boss Nicolino Grande Aracri, che attualmente è in carcere, viene addebitato un omicidio nell’ambito della guerra tra cosche scatenata tra la fine degli anni ottanta e la prima decade degli anni 2000.

Ma la guerra di mafia nel territorio Crotonese, da tempo ritenuto uno dei più “caldi”, non era affatto sopita. A Petilia la faida era in pieno svolgimento, al punto che i possibili bersagli dormivano armati, con la pistola sotto al letto, pronta a sparare in qualunque momento. Infatti, oltre ai diciassette arresti contenuti nell’ordinanza, i carabinieri hanno ammanettato altre due persone sorprese armate durante alcune perquisizioni. Si tratta di due personaggi di spicco: Fabio Dornetti e Giuseppe Vona. Entrambi sono scampati ad altrettanti agguati, e tutti e due sono stati trovati con una pistola calibro 9 sotto al letto. Dornetti, in particolare, ha subito un tentato omicidio la scorsa fine di agosto, mentre Giuseppe Vona rimase ferito in un agguato in cui perse la vita il fratello Valentino. E’ stato il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Francesco Iacono, ad evidenziare i rischi di una faida in piena attività, al punto che i componenti dei clan svolgevano dei veri e propri servizi di prevenzione, tenendo sempre la pistola pronta in caso di agguati.

Cosche potenti, dunque, al punto da avere anche ingenti somme di denaro. Come accaduto ad Antonio Valerio, arrestato a Reggio Emilia e trovato in possesso di 1 milione di Won, la moneta coreana, pari a circa 600mila euro.

Complessivamente sono 17 le persone tratte in arresto, a cui si aggiungono i due trovati con le armi, nell’indagine partita da Petilia Policastro e portata avanti dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone e della Compagnia di Petilia. I reati contestati, a vario titolo, sono: associazione per delinquere di tipo mafioso; omicidio aggravato; porto e detenzione di armi e materie esplodenti; produzione e traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope; ricettazione. L’operazione è stata effettuata nel giorno in cui a Petilia si inaugura un’opera pubblica dedicata proprio alla collaboratrice di giustizia.

Il blitz ha consentito di identificare i responsabili di 7 omicidi accaduti tra il 1989 ed il 2007 in una guerra di cosche. Arresti e perquisizioni sono stati eseguiti in varie regioni tra cui l’Emilia Romagna, dove da anni le cosche del Crotonese concentrano i loro interessi. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro, sotto le direttive della quale si è svolta l’attività investigativa che ha portato agli arresti ed alle perquisizioni. Oltre che in Calabria, l’operazione è in corso in Emilia, Romagna, Lombardia, Piemonte, Campania ed Abruzzo. Agli arrestati vengono contestati, a vario titolo, oltre agli omicidi, la detenzione abusiva di armi e lo spaccio di droga. Numerose le intercettazioni telefoniche ed ambientali a riscontro di dichiarazioni di collaboratori di giustizia. 

L’ATTENDIBILITA’ DI LEA. Le indagini curate dal Nucleo investigativo del reparto operativo del Comando provinciale di Crotone, ripercorrono le vicende della cosca Comberiati dai primi anni novanta fino al 2009, facendo luce sui traffici della cosca e su ben 7 omicid avvenuti nel crotonese attraverso numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, e al riscontro delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. Si tratta di Antonio Cicciù, Felice Ferrazzo, Vittorio Foschini, Riccardo Pellegrino, Danny Esposito, Tommaso Mazza, Vincenzo Marino, Giuseppe Vrenna e altri, nonché le dichiarazioni della testimone di giustizia Lea Garofalo, che nell’ordinanza viene ritenuta intrinsecamente attendibile “…. Tenendo conto del fatto che le conoscenze di Garofalo Lea si basavano su quanto ella apprendeva nel suo nucleo familiare di appartenenza o dall’ex compagno, oltre che dell’assenza di motivi di astio, …..”. 

SETTE OMICIDI IN POCHI ANNI. Gli omicidi ricostruiti nel provvedimento sono quelli di Mario Scalise, assassinato il 13 settembre 1989 a Petilia Policastro; Cosimo Martina, assassinato il 30 settembre 1990 a Crotone; Carmine Lazzaro, assassinato il 16 agosto 1992 a Steccato di Cutro; Rosario Ruggiero, assassinato il 24 giugno 1992 Cutro; Antonio Villirillo, assassinato il 5 gennaio 1993 a Cutro; Romano Scalise, fratello di Mario, assassinato il 18 luglio 2007 a Cutro; Francesco Bruno, assassinato il 2 dicembre 2007 a Mesoraca.
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