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POTENZA – Si profila come l’ennesimo tentativo di scippo a danno delle Regioni. Dopo quello tentato in materia energetica, ora toccherebbe anche alle competenze in fatto di programmazione dei fondi comunitari. A mettere benzina sul fuoco ci ha pensato di recente il ministro per la coesione sociale, Carlo Trigilia, al convegno sul futuro del Sud che si è svolto nei giorni scorsi all’Accademia dei Lincei. Che oltre a criticare la classe dirigente meridionale è tornato a ribadire la necessità di un maggiore intervento delle Stato in materia. Le polemiche che ne sono conseguite cadono a ridosso di un importante appuntamento per le Regioni, ovvero la certificazione delle spesa rispetto al target fissato al 31 ottobre del 2013. Uno step intermedio prima del “bilancio” conclusivo che le attende par la fine dell’anno. E che per la Basilicata si chiude in positivo. Ancora una volta la regione dimostra una capacità di spesa migliore di quella delle altre regioni del Mezzogiorno, con una spesa certificata superiore a quella fissata dalla Ue.  Smentendo così le notizie di qualche settimana fa secondo le quali anche la Basilicata, insieme al resto del Mezzoggiorno, avrebbe rallentato la marcia, con il rischio di perdere ingenti risorse. Con l’aggiunta di un altro particolare importante: a differenza di quanto è stato fatto altrove per evitare il rischio disimpegno, la Regione non ha ridotto il cofinanziamento nazionale. Cero, si potrebbe fare di più e meglio. In fatto di certificazioni della spesa, però, le performance lucane ci collochino al pari delle regioni competitività. Ed ecco perché la linea che si va definendo a livello nazionale, ovvero l’accentramento delle competenze in vista della programmazione per il settennio 2014-2020 potrebbe rappresentare una vera beffa. Qual è il rischio? Che l’Agenzia nazionale per la coesione territoriale già varata e prevista dal precedente ministro Fabrizio Barca possa celare il tentativo di un vero e proprio commissariamento della programmazione, oggi in capo alle regioni.

Il discorso che si sta facendo a livello nazionale è questo: se le regioni che hanno ricevuto il maggiore flusso di trasferimenti europei non sono riuscite a spendere, tanto che – secondo un allarme lanciato di recente – potrebbero andare in fumo quasi due miliardi di euro che non stati, tanto vale che lo Stato avochi a sè le competenze. Un passo in questa direzione è stato già fatto con la previsione di quel piano  di azione e coesione che assorbe una parte delle risorse non spese. Ma ora il fatto è che si vuol andare ben oltre. Da Roma si guardano bene dal pronunciare parole quali commissariamento o accentramento. Per quel che si sa, ma forse anche si vuole far sapere, più che altro l’Agenzia nazionale che ora dovrà essere riempita di mission e contenuti dovrebbe occuparsi soprattutto di controlli e sanzioni. Ma è chiaro che i territori sono preoccupati per questa intromissione, supportata, per altro, da un duro attacco alle classi dirigenti meridionali, come ha fatto qualche giorno fa il numero due di Confindustria, Alessandro Laterza. Che cosa questo potrebbe rappresentare per la Basilicata ce lo spiega l’autorità di gestione del Po Fesr, Patrizia Minardi. Che innanzitutto precisa: «La linea del ministro Trigilia ripropone l’approccio già delineato dal precedente ministro Barca». «A mio avviso – spiega – una regia nazionale che indichi un quadro programmatico generale entro il quale le regioni possono muoversi non è solo cosa buona, ma fatto indispensabile. Gli interventi programmati non riguardano solo lo sviluppo dei singoli territori. Serve quindi una cornice d’insieme. Che ben venga, dunque, l’Agenza nazionale per la coesione territoriale. Detto questo, però, va pure precisare che non si può pensare a un semplice sostituzione dei livelli di programmazione. Alle Regioni deve essere comunque lasciata la capacità di decidere dove allocare le risorse. Le autorità nazionali non possono conoscere le singole  specificità dei territori. Dunque servirebbe un maggiore coordinamento tra questi due livelli istituzionali».

 Ed è per questo – insiste Patrizia Minardi – «che occorre tenere gli occhi ben aperti rispetto a quello si farà nei prossimi mesi. E occorre che le Regioni esprimano una posizione politica forte» per evitare che si trasformi in un vero e proprio scippo. Sui tavoli romani anche la politica lucana, con il nuovo esecutivo che si delinearà con il risultato del voto di novembre, dovrà far sentire la propria voce.

 Ma in fatto di fondi comunitari la prima urgenza che dovrà affrontare la nuova compagine di Governo è la nuova programmazione 2014-2020: risorse stimate in quasi due miliardi di euro. Anzi, buona parte doveva essere già stata fatta. Entro la fine di novembre la Basilicata dovrà presentare una bozza della programmazione sul Por. L’autorità di gestione e gli uffici tecnici hanno fatto la propria parte. Ma quello che manca è la programmazione politica. In assenza della quale potrò fare solo una previsione generica di spesa. «La gestione tecnica – conclude Patrizia Minardi – ha bisogno  di essere preceduta da una visione politica che indirizzi la previsione di spesa alla maggiore efficacie possibile».

m.labanca@luedi.it

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