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I dati del Rapporto Svimez per la Basilicata segnano un punto limite della situazione socio-economica che richiede una terapia d’urto che solo un nuovo Governo Regionale realmente innovativo e con solide basi riformiste può contribuire ad attuare. Su tutti ci sono dati che non consentono più alla classe politica e dirigente regionale di fare gli “struzzi: l’arretramento del  4,2% del Pil 2012 rispetto all’anno precedente; il tasso di mortalità che supera di gran lunga quello di natalità a conferma della condizione demografica della nostra regione da quartiere di una metropoli;  il 24,5% di famiglie classificate in condizione di povertà relativa; i 31mila giovani Neet, vale a dire che non studiano più ed hanno cessato di trovare lavoro. 

E’ ancora una volta la condizione di vita delle famiglie ad allarmarci tenuto conto che una su due è monoreddito e il 16,7% ha un reddito minore ai mille euro al mese. Abbiamo difronte perciò un’impresa che dovrebbe far tremare i polsi e non per questo impossibile sintetizzabile nel contrasto alla disoccupazione, che ha raggiunto livelli da allarme rosso, soprattutto tra i giovani e della povertà. Solo così possiamo rimettere in moto la crescita. Siamo profondamente preoccupati per la fase elettorale che sta per iniziare e di fatto  ritarda le azioni da mettere in campo. Ma non per questo rinunciamo a svolgere il compito che i lavoratori e i cittadini ci hanno assegnato sollecitando coalizioni, partiti e candidati a presentare e discutere proposte su come superare il grave ritardo socio-economico che coincide con il disagio delle nostre famiglie. Al Governo Letta invece chiediamo di riprogrammare i fondi europei da spendere da qui al 2015 proprio per invertire la rotta, come ha lucidamente indicato il direttore Svimez, che sinora ha privilegiato l’utilizzo dei fondi comunitari per “conservare lo status quo” e non certamente per raggiungere gli obiettivi di nuova occupazione, crescita e superamento del gap infrastrutturale. 

Si tratta di spendere 1 mld al mese, pena la restituzione a Bruxelles, da concentrare su un piano per il lavoro. Purtroppo dalla Legge di Stabilità non arrivano anche in questo caso notizie incoraggianti. Infatti, per il periodo 2014-2020, la Legge di Stabilità stanzia soltanto 24,5 mld di euro di cofinanziamento dei fondi strutturali europei a fronte dei 29 mld che mette l’Unione Europea. Ciò significa, per le regioni del Sud, un taglio di 4,5 mld di euro per i prossimi 7 anni. A questo proposito, chiediamo al Governo di ripristinare il pieno cofinanziamento dei fondi europei, e, soprattutto, che essi siano immediatamente spendibili, su lavoro e sviluppo. Perché se riparte il Mezzogiorno riparte l’intero Paese. Voglio sottolineare che l’istituzione dell’Agenzia di Coesione decisa dal Governo Letta risponde ad una delle sollecitazioni della UIL per la prosecuzione della spesa dei fondi UE. Altre riguardano: interventi per una politica di reindustrializzazione attraverso incentivi alle imprese legate a tenere la produzione in loco; partecipazione ad appalti pubblici con bandi preconfenzionati con premialità per le aziende locali; “sburocratizzazione” del sistema delle autorizzazioni con riduzione dei tempi di attesa per aprire aziende e contestuale rafforzamento dei controlli in itinere.

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