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VIBO VALENTIA – Sono stati trasmessi alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro gli atti dell’inchiesta “Persefone” avente ad oggetto l’ex Proserpina Spa, società mista a capitale pubblico/privato che si occupava del servizio di raccolta differenziata e dei rsu nel territorio della provincia di Vibo. Inchiesta, le cui risultanze sono state concluse nella mattinata odierna con il provvedimento di conclusione degli accertamenti investigativi a carico di 13 persone (LEGGI I NOMI) tra soci privati amministratori e commissario liquidatore. La trasmissione degli atti alla Dda, quanto meno per conoscenza, è stata annunciata dal procuratore capo Mario Spagnuolo nel corso della conferenza stampa alla presenza del pm Alessandro Pesce, titolare dell’inchiesta, e degli ufficiali della Guardia di Finanza (Il tenente colonnello Paolo Valle, il colonnello Michele Di Nunno e il tenente Oscar Olivieri). Questo, appunto, perché l’Ufficio di Procura ipotizza l’ingerenza di soggetti legati alla criminalità organizzata. 

Il Nucleo di Polizia Tributaria di Vibo Valentia ha dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip presso il Tribunale di Vibo Valentia, in accoglimento della richiesta del pm Pesce per concorso in bancarotta fraudolenta preferenziale e documentale commessa nell’ambito della gestione della società. Gli accertamenti degli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria della Finanza sono scattati a seguito di un’attività investigativa in materia di bancarotta in relazione al fallimento della Spa e sono stati divisi in due tronconi: il primo riguardante l’assegnazione di 10 automezzi nuovi alla società da parte dell’Ufficio del Commissario Delegato all’Emergenza ambiente in Calabria, e il secondo ha riguardato la falsa appostazione in bilancio delle voci relative all’assegnazione dei predetti automezzi e dei crediti vantati dalla Proserpina stessa nei confronti dell’ufficio del commissario delegato afferenti l’incentivo per favorire la raccolta differenziata. 
Secondo l’impostazione accusatoria gli organi societari della società, con la loro condotta omissiva, avrebbero cagionato la mancata annotazione della clausola del riservato dominio sui certificati di proprietà degli automezzi a favore dell’ufficio del commissario delegato, permettendo così che gli stessi, poco prima della dichiarazione di fallimento della stessa fossero fraudolentemente destinati al socio privato di maggioranza (titolare, a sua volta, di una ditta individuale e socia di un’ulteriore società operante nello stesso settore della raccolta di rifiuti e di proprietà del coniuge). L’illegittima e fraudolenta appostazione in bilancio delle voci, con una differenza iniziale di circa 800.000 euro, ha sensibilmente alterato sia l’ammontare del patrimonio netto che il risultato d’esercizio a partire dal bilancio 2004 sino alla data del fallimento. L’operato dell’organo amministrativo nella predisposizione dei bilanci ha, dunque, consentito di evidenziare un patrimonio netto positivo (o comunque superiore a quello reale) permettendio di evitare l’adozione dei provvedimenti di ricapitalizzazione o di liquidazione della società che, al contrario, ha proseguito la propria attività, così determinando ovvero concorrendo a determinare il dissesto della Proserpina, con passivo fallimentare di 9.700.644,73 euro.
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