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VIBO VALENTIA – Oltre tre ore di deposizione dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia per il collaboratore di giustizia, Enzo Taverniti, al suo primo controesame in videoconferenza nel processo alla ‘ndrangheta di Gerocarne, nel Vibonese, al centro dell’operazione antimafia “Luce nei boschi”. Il pentito, principale teste dell’accusa, ha ricostruito in aula l’omicidio di Placido Scaramozzino, parrucchiere di Acquaro, nel Vibonese, scomparso il 28 febbraio 1993 e il cui corpo non è mai stato ritrovato. 

L’omicidio di Scaramozzino, secondo il pentito, sarebbe rientrato nella logica di sterminio del clan Maiolo di Acquaro per favorire l’ascesa dei clan Loielo e Altamura di Gerocarne, nel Vibonese. La vittima sarebbe stata trascinata con la forza in un sentiero di campagna, legata e ammanettata, colpita con una zappa al petto e seppellita ancora viva in una buca (LEGGI L’ARTICOLO DELLE CONDANNE).
 Il collaboratore ha poi spiegato che Francesco Loielo di Gerocarne, anche lui ora fra i pentiti, sul finire degli anni Novanta passò parte della latitanza nascosto sul terrazzo della scuola del paese. Altri temi toccati da Taverniti sono state le elezioni comunali a Gerocarne, con la raccolta dei voti da parte dei clan Altamura, Loielo, Emanuele e Gallace, la divisione dei comuni di Pizzoni, Sorianello e Vazzano, nel Vibonese, fra i gruppi Emanuele e Loielo. Infine, la ricostruzione sulla guida della “società” di ‘ndrangheta di Ariola, frazione di Gerocarne, da parte del presunto boss, Antonio Altamura.
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