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POTREBBE tenersi domani pomeriggio l’autopsia sul cadavere di Giusy Nigro, la ragazza di 24 anni, deceduta venerdì, intorno alle 14.30.
Giusy, dopo essere stata dimessa dal reparto di Neurologia dove era ricoverata da alcuni giorni per accertamenti – che avevano dato esito negativo – a quella lombosciatalgia che da settimane non le dava tregua, era salita in auto insieme al marito, Vincenzo Valvano, di professione muratore, e al suocero e stava per tornare a casa dove l’attendevano il figlio di due anni e quella neonata che aveva partorito poco meno di un mese fa con cesareo al “San Giovanni di Dio” di Melfi.
L’auto si è avviata, ha superato le barriere elettroniche che delimitano i parcheggi, quando all’improvviso si è accasciata su se stessa. L’auto, immediatamente, è tornata verso il Pronto soccorso. Un infermiere ha tentato di rianimarla e ha chiesto l’aiuto dei sanitari. Ma, purtroppo, non c’è stato nulla da fare. Giusy è morta sotto gli occhi del marito e del suocero. Suocero che ieri mattina, insieme alla moglie, era nuovamente al San Carlo per sbrigare le ultime formalità. A pochi passi da loro Giusy chiusa in una delle celle frigorifere della camera mortuaria.
La famiglia Nigro, residente in contrada Leonessa di Melfi, si è chiusa nel suo dolore. I familiari tramite il loro legale, Giorgio Cassotta, hanno solo chiesto di «conoscere le cause di questa morte assurda». Non invocano altro che la «verità».Due le inchieste che sono state aperte. Una interna disposta dal Direttore generale del San carlo, Giampiero Maruggi, e l’altra della Procura della Repubblica di Potenza disposta da sostituto procuratore Marotta che è già in possesso della cartella clinica consegnatagli dalla direzione dell’Azienda ospedaliera del capoluogo.
Una famiglia, quella di Giusy, molto modesta ma dignitosissima. Il padre carpentiere e la mamma casalinga con enormi sacrifici hanno allevato le loro quattro figlie, una più bella dell’altra, non facendo mai mancare loro nulla. Giusy per aiutare il marito quando poteva faceva l’hostess ai congressi o agli evnti che venivano organizzati. Per il resto si occupava del suo primogenito e della sua piccola che, purtroppo, non conoscerà mai la sua mamma. Di certo c’è solo che, intorno alle 13.30 quando è stato firmato il foglio di dimissioni dall’ospedale Giusy stava bene nonostante quel dolore alla gamba non fosse scomparso. Prima di essere ricoverata a Potenza la ventiquattrenne era stata visitata nell’ospedale di Melfi dove neanche un mese prima era stata sottoposta a parto cesareo e aveva dato alla luce una bimba. Le famiglie Nigro e Valvano ora chiedono solo di conoscere la verità.
a.giammaria@luedi.it
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