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POTENZA – Il grande capo della direzione risorse minerarie del Ministero per lo Sviluppo economico lo va ripetendo ormai da qualche mese: bisogna tornare a esplorare il sottosuolo in cerca di giacimenti ancora nascosti. Ma da ieri ha una sponda anche in Basilicata: l’ex senatore Romualdo Coviello, già artefice appena due settimane fa dell’accordo per il “gas gratis” ai comuni petroliferi della Val d’Agri.

E’ un bando internazionale per la ricognizione di tutto il patrimonio fossile dall’Ofanto al Pollino la proposta lanciata ieri mattina da Coviello di fronte all’associazione ex consiglieri e parlamentari della Basilicata.

In altri termini, si tratta di una selezione da parte della Regione per trovare uno o più interlocutori affidabili che avranno il compito di stimare in maniera quanto più precisa la ricchezza che i lucani non sanno di avere. Obiettivo: innanzitutto colmare il gap di conoscenze che ancora oggi pregiudica qualsiasi trattativa con lo Stato e le compagnie petrolifere sul destino delle concessioni in essere e quelle ancora da venire. E’ quella che gli economisti chiamano asimmetria informativa, e viene considerata una causa di fallimento del mercato. Ma in secondo luogo – e anche su questo Coviello è stato chiaro – c’è il destino della Basilicata, stretta tra indici demografici ed economici deprimenti e la prospettiva paradossale dell’uscita dalle regioni «in ritardo di sviluppo» che beneficiano dei fondi maggiori dell’Unione europea. In una parola «debiti». E pure belli grossi.

Ecco dunque che i soldi provenienti dai «nuovi accordi di sviluppo» di fonti fossili sul territorio lucano, secondo l’ex senatore del Pd nonché attuale consigliere comunale e animatore della Sustainable developement school di Viggiano (sostenuta anche dalla Fondazione Mattei), andrebbero intesi come il mezzo per provare a innescare «l’imprenditorializzazione» della regione, sulla scia di quanto appena fatto per la Val d’Agri dove la bolletta energetica delle industrie impiantate nei comuni petroliferi verrà ridotta utilizzando parte dei 5milioni e mezzo di euro di gas concessi da Eni all’amministrazione di Viggiano. Sulla base dei 105mila barili di greggio al giorno di produzione attuale. Certo. Però in prospettiva dell’aumento di produzione a 130mila su cui procede nell’ombra un’altra trattativa, tra Regione, Governo ed Eni.

Si parla insomma dello stesso negoziato che ha portato al decreto attuativo del fondo “Memorandum” così com’è. Ma dove era previsto che fosse ceduto del gas alla Società energetica lucana in cambio del via libera a quei 25mila barili in più andranno riconsiderati i quantitativi. Dato che a quelli di partenza vanno già sottratti 45mila metri cubi al giorno destinati alle municipalità dell’area dei pozzi e del Centro oli. Con buona pace del Consiglio regionale che – in teoria – attende ancora di sapere a che punto sono le negoziazioni. Perché – in pratica -quello della riduzione della bolletta energetica per le imprese è diventato un ritornello ripetuto di recente da entrambi i candidati governatore alle primarie del Pd. Idem per chi credeva che rispetto agli accordi del 1998 (Eni-Val d’Agri) e del 2006 (Tptal-Tempa Rossa) sarebbe stata messa al primo posto una prospettiva strategica per l’intera regione.  

l.amato@luedi.it

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