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La città di Potenza ha aderito a un progetto della Regione Basilicata dedicato alle città resilienti: un percorso di formazione e sensibilizzazione di una ventina di amministrazioni locali, nell’ambito di una campagna mondiale, proposta dall’Onu.

Solo di recente la parola “resilienza” è entrata nel linguaggio comune. In Protezione Civile parlare di resilienza diventa importante rispetto alle emergenze, alle possibili catastrofi naturali, alla reazione e alla prevenzione di fatti straordinari: l’obiettivo è preparare le città a reagire in modo giusto e collaborando con le autorità locali. 

C’è poi un senso generale con cui si discute di città resilienti: sono città capaci di ricostruire l’equilibrio del proprio sistema che, molto spesso, è stato messo sottosopra dai cambiamenti velocissimi della società.

In Basilicata, regione a forte rischio idrogeologico, con una storia sismica e un’orografia complessa, il tema è importante. Lo è anche a Potenza, sia sul fronte della reazione alle emergenze, che dal punto di vista sociale. Città sismica, città complessa, città con un crescente disagio sociale e un diffuso senso di bassa qualtà della vita negli spazi pubblici.

Così il capogruppo del Pd di Potenza, Gianpaolo Carretta, ha pensato che fosse il caso di discuterne in consiglio comunale aperto e monotematico, facendo richiesta con alcuni colleghi di una seduta speciale.  

A discuterne, però, in aula c’erano pochissimi consiglieri. Quasi nessuno tra i posti destinati al pubblico, vero protagonista in teoria dei consigli comunali aperti. 

(in foto, l’aula del consiglio comunale durante il dibattito)

Queste sedute speciali dovrebbero servire ad approfondire un tema, aggiungendo al dibattito politico la competenza dei tecnici, ma soprattutto alcuni spunti da parte della società. 

Mi sono chiesta, ancora una volta, se siano questi lo spazio e la modalità migliore per approfondire temi importanti.  

Proprio il tema della città resiliente, semplificando la divulgazione, dovrebbe essere condiviso al massimo con la città. Informazioni, pratiche, prassi della prevenzione, più in generale dei comportamenti della cittadinanza in situazioni particolari, dovrebbero essere discusse nei rioni, nelle scuole, nelle parrocchie e, certo, anche in consiglio comunale.

Ma ha senso tentare un dibattito politico (poco partecipato, tra l’altro) sulla capacità di Potenza di rispondere ai cambiamenti e alle eventuali emergenze, senza prima averne discusso con la comunità? 

Ancora, abbandonando il solo ambito di Protezione Civile, parlare di città resilienti significa pensare all’equilibrio dell’intero sistema cittadino, dal welfare, alla scuola, all’economia. A Potenza l’intero sistema cittadino fa i conti con una gestione dei rifiuti precaria, con un trasporto pubblico locale inefficiente, con servizi sociali minimi e privi di risorse. 

Temi e problemi che difficilmente troveranno soluzione presto. La legislatura è quasi terminata. 

Il consiglio comunale è uno spazio importante, l’unico ancora completamente disegnato dalle scelte degli elettori. Ma se invece che consigli monotematici quasi deserti, si individuassero due o tre emergenze su cui ripiegarsi in questo scorcio di mandato? E se lo si facesse cercando di dialogare con la cittadinanza? 

Giusto un pezzetto del sistema da ricostruire, solo poche cose, così, per tentare di riannodare il tessuto cittadino e magari cominciare a ri-costruire una città resiliente. 

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