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COSENZA – C’è una novità al tribunale di Cosenza, ma non tutti i diretti interessati ne sono ancora al corrente. Eppure l’avviso, firmato dal neo presidente della sezione penale Enrico Di Dedda, è affisso all’ingresso delle aule dal 20 settembre. Così recita: “I sigg. avvocati devono indossare la toga nelle udienze dinanzi al tribunale e si procede in via disciplinare contro coloro che contravvengono alla presente disposizione”. Tre righe secche, con tanto di citazione della legge di riferimento, destinate a cambiare usi e costumi degli avvocati del foro cosentino, soprattutto di quelli che trovano un po’ scomoda la toga. All’origine del provvedimento ci sono una serie di incontri tra gli esponenti del foro e i magistrati per modificare le regole del processo, anche a vantaggio dei cittadini e degli stessi imputati. E tra i punti trattati c’è proprio l’uso della toga, che deve essere indossata da ogni avvocato. Abbiamo provato a tal proposito a tastare gli umori del foro cosentino, partendo dal presidente dell’Ordine degli avvocati, Oreste Morcavallo. «Questo provvedimento – esordisce – è condiviso dall’avvocatura e prende le mosse da una riunione che abbiamo tenuto col presidente del Tribunale di Cosenza, a cui ha partecipato anche la Camera penale, e nel corso della quale sono state stabilite le modalità e le regole da rispettare nel corso delle udienze e le modalità di svolgimento dei processi. Di Dedda ha giustamente recepito questo accordo e ha emesso di conseguenza il provvedimento. Il decoro dell’avvocatura e dello svolgimento delle udienze – aggiunge Morcavallo – è sempre stato chiesto dagli avvocati stessi. Ovviamente – tiene a sottolineare – il discorso del decoro e del rispetto delle regole vale come condizione paritaria sia per gli avvocati che per i magistrati». Quindi la chiusura, tra il serio e il faceto: «E’ importante sottolineare che, al di là della toga, gli avvocati penalisti di Cosenza sono comunque i più eleganti d’Italia…». Un po’ controcorrente l’avvocato Emilio Greco, consigliere anziano dell’Ordine degli avvocati: «Per quanto ne so io, l’obbligo della toga, nelle Camere di consiglio, non c’è. Credo che la giustizia sia ben altro e non questo aspetto esteriore. E comunque è l’avvocato che deve scegliere se indossare la toga, senza forzatura. La libertà dell’avvocatura sta nel fatto che ogni suo componente deve decidere autonomamente. Io, quando serve, l’uso. Questa cosa – aggiunge Greco – la vedo come una sorta di condizionamento e questo mi dispiace». L’avvocato Marina Pasqua è socio della Camera penale: «Condivido questa indicazione ed è giusto che l’avvocato indossi la toga. Quasi in tutta Italia ci sono tribunali dove non ti puoi alzare se non ce l’hai. La nostra Camera penale – ricorda l’avvocato Pasqua – ha messo a disposizione un servizio di noleggio per venire incontro anche ai colleghi più giovani, ancora sprovvisti di toghe. E’ infatti anche vero che non tutti possono permettersela, pur se nella ritualità le toghe non si comprano, ma si regalano». Per Marina Pasqua, insomma, «il provvedimento è perfettamente in linea con l’uso della toga, che per noi avvocati è un orgoglio indossare…».
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