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POTENZA – Più soldi per la Basilicata con il petrolio? Non proprio. la questione del Fondo da costruire con una parte dell’imposta sul reddito delle società, la cosiddetta Ires, è una faccenda molto più cavillosa di quanto si pensi.
Eppure l’articolo 1 del decreto interministeriale appena varato non lascia spazio ad interpretazioni. La quota dell’imposta, infatti, riguarda soltanto i “soggetti – si legge nel decreto – di nuova costituzione che hanno sede legale nelle regioni a statuto ordinario e svolgono nelle stesse regioni, in base a concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, le attività di coltivazione relative a progetti di sviluppo presentati a decorrere dalla data di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale del presente decreto”.
La situazione è abbastanza chiara, la quota del 30%, fino ad un tetto massimo di 130milioni di euro e l’aliquota del 15% sull’eccedenza riguarderanno soltanto le nuove società costituite in loco che presenteranno nuovi progetti di sviluppo.
Questo in Basilicata significa molte cose: prima di tutto tutto ciò che è già presente sul territorio non sembrerebbe rientrare in questa faccenda del Fondo, semplicemente perché non si tratta di progetti di sviluppo presentati dopo la pubblicazione del decreto interministeriale, secondo appunto è la posizione delle società petrolifere presenti sul territorio. In pratica non solo si scavalcano le amministrazioni regionali e locali per aumentare le entrate fiscali, ma si chiede anche alle società petrolifere di costituirsi in loco, in Basilicata, con una nuova società in modo da ottenere il maggior numero possibile di entrate fiscali.
Ovviamente la questione a Total non piace per niente, tant’è che già si è capito che non hanno nessuna intensione a costituire una nuova società, con tutto quello che comporta in termini di spese e tassazione, in regione. Total Basilicata è una cosa attualmente non realizzabile, salvo stabilire in un futuro prossimo la possibilità di attuare nuovi progetti.Una bella presa in giro: perché non solo la basilicata andrà verso il raddoppio spingendo sulla produzione attuale, ma per ottenere maggiori guadagni sullo sfruttamento petrolifero dovrà concedere ulteriori porzioni del suo territorio. Questo però non significa per forza nuove concessioni, le cose potrebbero riguardare già quelle parti di territorio già sfruttate. basterà proporre nuovi “progetti di sviluppo”.
Ora, il discorso è abbastanza cavilloso, perché questo significa che senza società in loco i prossimi progetti non dovranno passare per forza dentro il meccanismo della fiscalità. Alla Regione spetterebbe, quindi, un compito improbo, che andrebbe anche a cozzare con quanto detto e ridetto nella campagna sulle Primarie del centrosinistra.
Dovrebbe convocare le società petrolifere e stabilire nuovi accordi e progetti.Sotto questo punto di vista non c’è un limite o un raggio di azione: potrebbe trattarsi di un qualsiasi progetto. Intanto non è che manchino i permessi di ricerca sul territorio lucano, anzi abbondano. A questo punto il compito della regione sarebbe, quantomeno, quello di costringere Total e le altre aziende ad aprire nuove società sul territorio, cosa che certamente non sarà facile, visto che nessuna delle aziende ha intenzione di spendere un euro in più in tasse. Se non è una presa in giro questa.
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