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POLICORO – E’ opportuno e corretto che un consigliere comunale, per giunta di opposizione, assuma un incarico legale in un procedimento a difesa del Comune amministrato?

Se lo chiedono in tanti, alimentando non poche voci di disappunto, per l’ultimo caso che vede protagonista il consigliere Gianni Di Pierri (Policoro Futura), noto avvocato penalista, già difensore dell’ex sindaco di Policoro, Nicola Lopatriello, e oggi tra gli scranni della minoranza.

La questione è quella del fallimento Massocchi, un contenzioso che va avanti da anni con ben sette procedimenti pendenti davanti al Tribunale amministrativo regionale, con in mezzo la Curatela fallimentare e denaro che il Comune dovrebbe recuperare.

Di questi sette procedimenti, cinque erano già seguiti da di Di Pierri, mentre due erano stati affidati al compianto avvocato Lasaponara, deceduto di recente. Proprio su questi due, nelle more del riaffidamento, si sono concentrate critiche e attenzioni. Diciamo subito che, sotto il profilo legale e normativo, non c’è nulla da eccepire, poiché Di Pierri poteva accettare l’incarico conferitogli con regolare determina dirigenziale, ma qualche dubbio viene sollevato sotto il profilo morale e, quindi, deontologico, visto che il consigliere di Policoro Futura, come professionista, è regolarmente iscritto a un Albo. Il dirigente comunale, forse oppresso dai tempi stretti nella gestione di questi due procedimenti rimasti orfani, avrebbe deciso di affidarli all’avvocato/consigliere Di Pierri, perchè facilitato nella loro gestione dalla omogeneità con gli altri 5. Di Pierri, dal canto suo, ha accettato l’incarico, che comporterà una parcella prevista di circa 16mila euro. La decisione del dirigente, maturata in autonomia come pure era legittimo facesse, avrebbe mandato su tutte le furie sia il segretario comunale, che il sindaco, Rocco Leone, facendo storcere il naso a non pochi consiglieri ed avvocati della città.

«Pare che il dirigente abbia interpellato Di Pierri per facilitare l’istruttoria -ha spiegato Leone, sentito dal Quotidiano- ma è stato sempre lui ad accettare, per cui è un suo problema deontologico ed io non potevo impedire che ciò avvenisse, in quanto sarebbe stato interpretato come un atto di censura politica sul professionista Di Pierri. Secondo me -ora Leone dà un suo parere- non avrebbe dovuto accettare, ma la morale è un fatto privato, in cui io non voglio entrare. In pubblico ho invitato più volte Di Pierri a lasciare le cause pendenti del Comune, proprio perchè non si può moralmente essere un consigliere d’opposizione e poi difendere l’amminstrazione come avvocato».

Di tutt’altro parere il consigliere Di Pierri, che parte subito da un paragone fatto già in campagna elettorale: «Allora se un medico, consigliere del Pdl, si trova a dover operare un paziente che si rivela essere del Pd, che fa non procede? Chi mi critica dimentica che esiste un regolamento comunale che indica di affidare incarichi professionali, prediligendo il principio della continuità rispetto all’oggetto. Il problema non esiste -prosegue Di Pierri- perchè io opero in difesa dell’ente non della maggioranza consiliare e la norma deontologica vieta di patrocinare procedimenti penali contro l’Amministrazione di cui si fa parte. Occorre distinguere, come io faccio sempre, il piano professionale da quello politico; come avvocato posso benissimo difendere il Comune che amministro dai banchi dell’opposizione». Resta una riflessione: l’etica professionale è una, non soggetta ad interpretazioni di sorta.

a.corrado@luedi.it

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