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POTENZA città capoluogo o periferia di regione?

Ne hanno discusso ieri cittadini, rappresentanti del mondo associativo, liberi professionisti, commercianti, in un incontro promosso dal movimento “We love Potenza” al circolo “Angilla Vecchia”. Sotto la lente pregi e difetti. Enzo Fierro, presidente del movimento, ha definito Potenza una città «isolata». Politicamente, geograficamente a causa dell’inadeguata rete di trasporti,  dal punto di vista dello scarso sviluppo produttivo che ha messo la città «in ginocchio», e soprattutto per il rapporto cittadini/amministrazione comunale, fondato su un profondo distacco. Fierro critica quelli che a suo parere sono stati meri «slogan politici» dal 2004 a oggi.

Regolamento urbanistico, piano strutturale metropolitano, nuovo piano della mobilità restano di fatto solo «progetti sulla carta». Arriva dunque al nocciolo della questione: «la sensazione è che ci sia stata una classe dirigente votata ad interpretare un futuro troppo distante dalle necessità e bisogni primari della maggior parte di potentini».

Cosa fare adesso, soprattutto allo scadere del mandato dell’attuale sindaco Santarsiero? Fierro non parla esplicitamente delle prossime comunali ma appare ovvio che, parlando di futuro, voglia in qualche modo anticipare le mosse che il prossimo primo cittadino dovrà attuare.

«Invertire la rotta», tanto per  cominciare. Non più interpellare la società civile a decisioni avvenute ma preventivamente in un vero processo di partecipazione. 

«Mostrarsi aperti – dice – alle proposte di circoli, associazioni, comitati spontanei».

La città che immagina Fierro è pertanto un città «intelligente»  nel senso che «sappia riconoscere e ascoltare le esigenze dei cittadini e programmare in base a quelle». Allora Potenza da isolata diventerà «connessa».

«Per noi connessa – precisa – significa ben diretta da una politica lungimirante,che affronta la sfida che la globalizzazione e la crisi economica pongono in termini di competitività e di sviluppo sostenibile con un’attenzione particolare alla coesione sociale, alla diffusione e disponibilità della conoscenza, alla creatività, alla libertà e mobilità effettivamente fruibile alla qualità ambientale e culturale».

Il punto di partenza sarebbero proprio loro, i cittadini. Tra chi ha asserito che al città è morta e chi invece desiderosa di essere ascoltata e per questo in fermento, tutti si sono trovati d’accordo sulla necessità di partire dai cittadini. Sarebbero loro con le associazioni, il volontariato, i movimenti, il “buono” emerso. E’ stata ricordata la raccolta di firme per il parco all’ex cip zoo, il lavoro di presa in carico del parco di Montereale da parte di alcuni cittadini, i progetti per migliorare la mobilità proposti da comitati spontanei che gratuitamente hanno voluto offrire il loro contributo avvalendosi anche della collaborazione di esperti. Questo – dicono – è connettere. 

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