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POTENZA – Trentotto alunni in una classe sono davvero troppi. Eppure, nei giorni scorsi, docenti e genitori dei ragazzi delle classi prime del Liceo artistico musicale statale di Potenza si sono ritrovati per discutere proprio di questa questione. Urgente e grave, come spiegano in un documento inviato al direttore dell’Ufficio scolastico Franco Inglese, al prefetto Antonio Nunziante, al presidente della Provincia Lacorazza, al sindaco Vito Santarsiero e al comando dei Vigili del fuoco di Basilicata.
«Sono state formate – spiegano – le classi prime, due delle quali composte da 25 alunni, ciascuna con un alunno con disabilità certificata (uno con rapporto 1 a 1, l’altro con rapporto 1 a 2), l’altra composta da 38 alunni». Eppure è proprio la normativa vigente a bocciare questa scelta: «la presenza di una classe con 38 alunni contraddice le norme vigenti che, per il combinato disposto, prevede al massimo 33 alunni ed è gravemente lesiva del diritto a un processo di insegnamento/apprendimento che garantisca il diritto al conseguimento del successo formativo. Tanto anche in considerazione della complessa articolazione della nostra scuola che, oltre al liceo musicale, comprende anche sezioni articolate per i cinque indirizzi del Liceo artistico che richiedono spazi aggiuntivi (al momento assenti) per i laboratori specifici. Non possiamo non tener conto, quindi, del fattore sicurezza: le aule presenti nell’istituto non garantiscono la metratura minima prevista per alunno e men che meno rispettano il decreto ministeriale del 26/8/92 relativo alla prevenzione incendi».
Come risolvere una situazione su cui si deve al più presto intervenire proprio per ragioni di sicurezza?
I genitori e i docenti non si limitano alla protesta, ma fanno anche una loro proposta che – tengono a precisare – se non verranno ascoltate, li costringeranno a rivolgersi direttamente all’autorità giudiziaria.
La richiesta urgente è «che vengano assegnate 4 classi prime, nel rispetto del diritto della persona e della normativa vigente. Si chiede alle autorità in indirizzo, ognuna per le proprie competenze, di verificare il rispetto e l’attuazione di quanto previsto dalla normativa». E la protesta non si fermerà: «si attiveranno tutte le forme di protesta sino a quando non sarà ripristinata la piena legalità».
I genitori hanno anche valutato soluzioni alternative, come quella di «suddividere equamente gli 88 alunni sulle tre classi (29/29/30)», ma anche questa soluzione «si presenta ugualmente scorretta, sia perché non rispetta la normativa, sia perché è gravemente lesiva del diritto allo studio degli alunni con disabilità».
E siccome «i diritti delle persone non debbono essere subordinati a motivazioni di mero carattere economico a dispregio, tra l’altro, del rispetto della legalità», è necessario trovare al più presto una soluzione.
Anche perchè già gli alunni si ritrovano a vivere il disagio di una sede che non è la loro – la vecchia sede di via Anzio è ancora in attesa della fine dei lavori di ristrutturazione e, per il momento, i ragazzi frequentano l’istituto in via Beato Bonaventura, in pieno centro storico – ora ci si mette anche questo ulteriore problema. Che non è una questione da poco: 38 ragazzi tutti in una stessa classe sono quasi inimmaginabili. Come seguirli al meglio? E soprattutto, come garantire loro la massima sicurezza in caso di una qualsiasi calamità?
an. g.
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