3 minuti per la lettura
REGGIO CALABRIA – Finisce con una prescrizione l’ultimo strascico di una lunghissima vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto l’ex consigliere comunale di Reggio Calabria, Massimo Labate, eletto in An, arrestato e poi assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e altri reati. Oggi era in calendario l’udienza del processo che, nato da quella vicenda giudiziaria, vedeva Labate imputato per abuso d’ufficio. Un’accusa rivolta anche alla ex dirigente del settore Finanza del Comune di Reggio Calabria Orsola Fallara, morta suicida.
Si tratta di uno stralcio del procedimento “Testamento” che vide per Labate la doppia assoluzione – in primo e secondo grado – per tutte le accuse legate a vicende di ‘ndrangheta. E in questo filone erano introdotte tutti gli aspetti legati a presunte irregolarità nell’attività amministrativa. Labate, insieme a Franco Quattrone, Vincenzo Pileio, Antonino Caridi e Santo Caridi veniva accusato di avere agito in concorso per favorire un’associazione che aveva ottenuto dal Comune di Reggio Calabria un rimborso di somme che aveva speso per l’organizzazione di una festa rionale nel quartiere di San Giorgio Extra.
Ma prima ancora di iniziare il processo, la Corte presso il Tribunale di Reggio Calabria, Andrea Esposito presidente, aderendo all’eccezione formulata dall’avvocato Andrea Alvaro (difensore di Massimo Labate e Franco Quattrone) insieme all’avvocato Giovanni De Stefano (difensore di Antonino Caridi) all’avvocato Carmine Ielo (difensore di Santo Caridi) e all’avvocato Corrado Politi (difensore di Pileio) ha verificato che sono maturati i termini di prescrizione. La Corte quindi ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta estinzione del reato. E a questo punto per Massimo Labate, che nel frattempo ha abbandonato l’attività politica ed è tornato al lavoro di poliziotto, la vicenda giudiziaria è del tutto conclusa.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA