REGGIO CALABRIA – Solo 24 ore fa si era registrata la soddisfazione di Wwf e ambientalisti che avevano letto nel risultato del voto in Svizzera il requiem per la centrale a carbone di Saline Joniche. Ma l’entusiasmo si è immediatamente spento sotto una doccia gelata dovuta al fatto che la Repower si è affrettata a porre un altolà sulle sue strategie societarie confermandole anche se non nel dettaglio. E se per una centrale a carbone restano incognite, per un’altra centrale è tempo di riconversione, così come annunciato dalle organizzazioni sindacali in merito al Mercure. (LEGGI L’ARTICOLO)
Nell’ordine, per quanto riguarda Saline, nella giornata di ieri la popolazione del Cantone svizzero dei Grigioni si è pronunciata su due quesiti refendari riguardanti l’attività che le imprese a partecipazione pubblica possono svolgere nel settore della produzione energetica. La Repower rientra in questa situazione in quanto dal marzo 2013 il 58,3% delle azioni è detenuto dal Canton Grigioni, quindi pubblico, e il 33,7% dal gruppo Axpo, attivo nel settore dell’energia. In precedenza il 24,6% delle azioni apparteneva ad Alpiq, altra grande azienda energetica svizzera, il 46% al Cantone e il 31,4% ad Axpo. Dal marzo di quest’anno, dunque, il Canton Grigione detiene la maggioranza assoluta delle azioni.
Con il primo referendum la popolazione ha bocciato in modo abbastanza schiacciante (28.878 voti per il no al carbone contro 22.281 per il sì) gli investimenti della Repower nel settore della produzione di energia elettrica attraverso l’impiego del carbone. Tuttavia a fornire uno spiraglio alla Repower è giunto il secondo quesito refendario contenente il contropiano del Consiglio che si concretizzava nella domanda sussidiaria volta ad autorizzare l’attività in centrali a carbone a patto di adottare specifiche misure per ridurre l’emissione del CO2.
Anche in questo secondo caso la popolazione ha votato comunque per bocciare l’uso del carbone ma la differenza tra i favorevoli e i contrari è stata molto più bassa, 24.650 voti contro 24.526, quindi, secondo la legislazione elvetica, si dovrà procedere ad un riconteggio. Il pronunciamento popolare, giunto ieri, dunque, dovrebbe avere conseguenze dirette sulla realizzazione della centrale a carbone che il gruppo ha in animo di realizzare a Saline Joniche, nello stabilimento ex Liquichimica, ma è qui che arriva la doccia fredda visto che i vertici societari hanno minimizzato il risultato del referendum e hanno rilanciato sul futuro. La società, infatti, ha affermato in poche parole di aver preso atto del responso delle urne, ma allo stesso ha aggiunto che «il risultato della votazione non cambia la strategia di Repower, società attiva nel settore energetico, verticalmente integrata, con mercati chiave in Szizzera, Italia, Germania e Romania».
Cosa questo significhi è ancora presto per dirlo ma lo spettro di una possibile realizzazione della centrale a carbone a Saline Joniche, a questo punto, non è ancora del tutto stato esorcizzato.
RICONVERSIONE DEL MERCURE. Situazione diversa, invece, per la centrale del Mercure. La centrale elettrica ai confini fra Basilicata e Calabria sarà riconvertita: l’accordo quadro è stato firmato nel pomeriggio a Roma, al Ministero dello Sviluppo Economico: lo hanno annunciato Cgil, Cisl e Uil, spiegando che l’intesa porta le firme del Governo (rappresentato dal Sottosegretario Claudio De Vincenti), delle Regioni, del Parco del Pollino, dei sindacati, di Enel e di numerosi sindaci della zona.