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PALMI (RC) – Sta meglio Francesco Barbera, il macellaio ferito sera di giovedì dopo aver chiuso la sua macelleria posta in via Diaz angolo con via XXIV Maggio mentre si trovava a bordo della sua Mercedes. L’uomo, che aveva precedenti penali alla spalle, è stato operato presso l’ospedale di Polistena. I chirurghi gli hanno tolto la milza che era stata danneggiata da una pallottola. Le sue condizioni restano quindi stabili anche se la prognosi non è stata ancora sciolta dai sanitari. Barbera era stato attinto solo da due colpi: uno al fianco sinistro e uno alla gamba sinistra, dei circa dieci esplosi dal sicario che lo attendeva fuori della sua macelleria. 

I Carabinieri della Compagnia di Palmi guidati dal capitano Maurizio De Angelis coordinati dal sostituto procuratore di Palmi Sandro Dolce lavorano incessantemente sin dalle ore immediatamente dopo il fatto di sangue per cercare di inquadrare il contesto nel quale è maturato l’agguato. Un lavoro a trecentosessanta gradi senza trascurare nulla. Ogni ipotesi viene attentamente vagliata con l’obiettivo di riuscire a capire le ragioni del ferimento ed identificare colui che ha impugnato la pistola. Non si esclude nulla dicevano e tra le piste battute vi è anche quella che potrebbe portare ad un possibile legame con l’omicidio del palmese Luciano Merlino di 46 anni avvenuto lo scorso 5 settembre a Girifalco in provincia di Catanzaro. Ma questa al momento è solo un’ipotesi e nulla più. Intrigante se si vuole ma solo un’ipotesi investigativa che però non sembra trovare riscontri. L’unico legame tra Merlino e Barbera alcune vecchie frequentazioni comuni nell’orbita delle cosche dominanti a Palmi i Gallico – Condello. 
I Carabinieri, però si soffermano con maggiore determinazione sulle modalità dell’agguato. Non viene trascurato il fatto ovviamente non secondario, che chi ha sparato forse non era un killer di professione. Un sicario freddo e determinato. Insomma uno che non ci ha saputo fare con le armi. Se fosse il contrario forse Barbera non se la sarebbe cavata. Dieci colpi di pistola esplosi a distanza ravvicinata seppur indirizzati ad un bersaglio in movimento dei quali solo due andati a segno sono il chiaro segnale che forse a chi ha sparato è tremata la mano. Segno di insicurezza e di improvvisazione. Se ci fosse la ‘ndrangheta dietro l’agguato avrebbe sicuramente scelto uomini ben più preparati. Elementi questi che fanno ritenere che forse possa essersi trattato di un gesto isolato nato per motivi personali. Una pista quest’ultima oggettivamente più razionale.
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