5 minuti per la lettura
LAVELLO – Eligio ha costruito ex novo la sua azienda agricola. Mario, suo figlio, mi mostra orgoglioso il loro allevamento di cavalli e mi indica altri suoi appezzamenti che intende utilizzare per ampliare il maneggio. A fianco, la casetta di Saverio, anche lui dedito alla coltivazione dei campi, rallegrato ed affascinato come tutti dal volo maestoso di poiane e falchi grillai e dagli sgargianti colori di questi ultimi.
Tonino riparava televisioni , ma da qualche anno è intento ad abbellire il suo terreno facendone un giardino, per costruirsi la casa quando potrà. Sullo stesso altopiano, a due passi da Lavello, Enrica e Donato invece la loro casa l’hanno già costruita, godendo come gli altri di una vista che spazia a 360 gradi, dal vecchio centro del paese al millenario vulcano spento. Di giorno la vista dei tetti baciati dal sole, di notte le luci che mettono in risalto il profilo dei campanili e delle case, rassicurano tutti gli abitanti della zona e non li fanno sentire mai soli.
Vivevano ignari di quello che sta per piovere loro addosso, loro come tutti i cittadini di Lavello, anche per colpa della passata amministrazione che non li ha informati e che non ha voluto opporsi ai sei progetti eolici presentati per Lavello, quattro dei quali, per complessive 77 pale alte come grattacieli di 50 piani, interessavano la zona più bella e ricca di valenze ambientali di tutto l’agro extraurbano.
Appena possibile informerò sull’iter dei singoli progetti, uno dei quali, per 28 pale, è stato ritirato.
Oggi però alla Regione si tiene la conferenza conclusiva che potrebbe portare all’approvazione del progetto Winderg, a parte del quale si riferisce il fotomontaggio.
Originariamente prevedeva 30 pale ed era pieno di “imprecisioni” ampiamente denunciate in molte osservazioni da me formalmente presentate nel corso degli ultimi anni. Oggi pare ci sia una nuova formulazione che prevede la riduzione a circa la metà del numero delle pale, con la cancellazione di quelle piazzate fra le masserie vincolate della zona.
Resterebbero quelle a ridosso delle fasce di rispetto di mille metri, fasce previste dal Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale, dai Beni archeologici del Cimitero, delle Carrozze e della Foragine, aree vincolate,ed a ridosso della fascia di rispetto di mille metri dal perimetro urbano.
Resterebbero anche quelle a ridosso delle case di Enrica e Donato, di Eligio e Mario, di Saverio,in spregio ai calcoli che si sarebbe dovuto fare per assicurare la sicurezza e la “compatibilità” e che avrebbe comportato distanze ben superiori ai 250-400 metri oggi riscontrabili nel progetto per gli immobili ed ai 50-100 metri per le strade ( punto A7 del disciplinare e punto 1.2.1.4 del PIEAR)!
Con distanze ben superiori a quelle previste in progetto,in altre parti dell’Italia e del mondo,i malcapitati abitanti sono costretti ad abbandonare tutto ed a fuggire,a causa dei tanti “disturbi” connessi con la presenza delle pale. E dico proprio abbandonare…chi mai andrebbe a comprare i loro beni immobili e quelli situati nelle vicinanze?
Dunque a fronte dei grandissimi utili dei proprietari delle pale, corrisponde un profondo danno, non solo economico, ma anche alla propria salute, sicurezza e dignità,per i cittadini lavellesi. Per non parlare del paesaggio, bene incommensurabile tutelato dalla Costituzione italiana!
Però, dice la Winderg nella relazione, «il fruitore dell’opera è principalmente la Regione Basilicata e la comunità di Lavello per le seguenti ragioni:
-ritorno di immagine per il fatto di produrre energia pulita, auto sostentamento energetico basato per gran parte su fonti rinnovabili;
– presenza sul proprio territorio di un impianto eolico, che sarà oggetto della visita di turisti e visitatori interessati (scuole, università ,centri di ricerca ,ecc.);
– incremento della occupazione locale ecc;
– sistemazione e valorizzazione dell’area attualmente adibita al solo pascolo; ricadute occupazionali per interventi di manutenzione (un’altra azienda eolica spiega che la manutenzione si riferisce soprattutto alla pulizia delle stradine)».
Ancora, dicono: «La maggior parte dei ricettori individuati nell’area del futuro parco sono stati classificati come ruderi» e «i ricettori antropici ad uso abitativo sono costituiti da poche abitazioni»…sarà forse anche perché gli immobili non sempre sono da loro rappresentati in tutte le cartografie allegate, alcune delle quali sono vecchissime e non aggiornate come buona progettazione e legge vorrebbero? Valuti il lettore.
Fatto sta che l’attuale amministrazione comunale si è impegnata ad impedire che il territorio venga deturpato e a far sì che i sacrosanti diritti dei cittadini tutti vengano rispettati. Per cominciare, basta solo depositare, in sede di conferenza dei servizi, una formale richiesta tesa ad acquisire il nuovo progetto completo in ogni sua parte, bello chiaro, con cartografie tutte aggiornate secondo legge, col posizionamento di tutto quanto è presente nel territorio, con tutto quanto previsto dalle linee guida nazionali in ordine alle simulazioni degli effetti sui beni immobili, con il riporto delle distanze su idonea cartografia, con l’eventuale nuovo piano di esproprio, sì da poter porre il tutto a disposizione della cittadinanza, che deve avere il tempo di esaminare ed eventualmente di opporsi. Per quel che vale, la mia esperienza è a disposizione.
Da parte mia, suggerisco che non si proceda alla chiusura della conferenza dei servizi senza che prima il progetto sia stato inviato formalmente al Comitato paritetico, il quale, in tempi ragionevolmente necessari, dopo sessioni di studio collegiali, sia messo nelle condizioni di formulare il parere e di portarlo nella prossima conferenza. Questo per dare attuazione doverosa, nello spirito e nella finalità di tutela, all’art.30 della L.R. 8 Agosto 2013 ,n°18.
vitantonioiacoviello@tiscali.it
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA