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MATERA –  Avevano assicurato battaglia contro il progetto che prevede la realizzazione di un nuovo parco eolico in località “Le Reni”, con tutti i mezzi e gli strumenti a disposizione. Quelle nove pale, alte 150 metri, per una potenza complessiva pari a 30 megawatt da realizzare sull’altopiano al confine con Altamura rappresentano un vero e proprio danno ambientale, per altro da realizzare in una zona a tutt’altra vocazione. “Un errore da ogni punto di vista”: il presidente lucano dall’istituto di urbanistica, Lorenzo Rota, era finito anche sulle colonne di Repubblica per questa netta opposizione al progetto della Meltemi, che, insieme a quello alla Zefiro Energy, lo scorso giugno, aveva avuto il via libera definitivo da parte della Giunta regionale. 

Una delibera con la quale si autorizzavano due progetti considerati come potenziali scempi per il paesaggio della città patrimonio dell’Unesco che era stato accolta con molte polemiche sul territorio e che aveva animato molti pubblici dibattiti.  Protagonisti l’Istituto Inu ma anche alcune associazioni ambientaliste della zona. «No all’assalto dell’eolico nella città dei Sassi», era stato il grido di battaglia che nel caso del parco eolico della Zefiro – che avrebbe interessato direttamente la Murgia materana – si è chiuso   positivamente, con il ritiro da parte di quest’ultima società. Annunciavano ricorso contro la Melteco, che  è stata venduta dopo essersi aggiudicata l’asta ad Asia,  e l’iter autorizzativo del progetto contraddistinto da molte anomalie. Proprio il Quotidiano aveva messo in luce come l’ok definitivo della Giunta sarebbe arrivata a seguito di una conferenza dei servizi dalla quale risultavano assenti  Comune di Matera, uffici e dipartimenti regionali come quelli delle Infrastrutture e dell’Agricoltura, dell’Urbanistica e della tutela del paesaggio, dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale. 

Ma soprattutto in assenza dei pareri delle Soprintendenze, dei Beni archeologici e di quelli architettonici e paesaggistici, che precedentemente il problema di una eccessiva lontananza del sito dalla stazione elettrica Terna. Elementi contraddittori che non sfuggiti al comitato che si apprestava a dare battaglia all’assalto delle pale. Solo che, a distanza di qualche mese, il vento di bonaccia sembra aver definitivamente spento il fuoco delle polemiche. Il 18 scade il termine per la presentazione del progetto, ma di azioni legali contro il progetto non c’è neanche l’ombra. Al Tar non è stato depositato nulla. Tutti sembrano essersi tirati indietro. Non c’è il ricorso dell’amministrazione comunale, che invece nel caso del progetto della Zefiro aveva deciso di rivolgersi al Tar. L’assessore al ramo, Rocco Rivelli spiega: «Abbiamo assunto due comportamenti diversi, perché si tratta di progetti diversi. 

Il parco della Zefiro che sarebbe dovuto sorgere sulla Murgia materana avrebbe rappresentato una vera minaccia per i sassi. Diverso è il caso del Parco “Le reni”, che dovrebbe sorgere in una zona lontana dal centro abitato, con impianti non visibili dai sassi, e quindi con un impatto ambientale minimo». La posizione dell’amministrazione comunale sarà pure discutibile ma è chiara. Ma quello che è più strano, invece, è che non abbiano presentato il ricorso annunciato con tanta enfasi, neanche gli oppositori non istituzionali del progetto, a partire dall’Istituto di urbanistica, le associazioni ambientaliste e i cittadini che avevano aderito al comitato nato ad hoc. In realtà sembra che da parte della società sia arrivata una “proposta di trattativa” che prevede questo: se il progetto del parco va avanti gli imprenditori dell’energia ottenuta dal vento si impegnano a rilevare e rimettere in sesto la Masseria Venusia al momento in stato di completo abbandono. Il comitato si sarebbe fermato nell’azione di protesta davanti a questa contro proposta. Ma il fronte non è compatto. C’è chi ritiene, infatti, che qualsiasi forma di compensazione non possa comunque ripagare dai danni che la realizzazione dei nove colossi comporterebbero. Il comitato è tornato a riunirsi proprio ieri sera per decidere sul da farsi. Al termine per la presentazione del ricorso fissato per il 18 settembre prossimo mancano solo pochi giorni. Forse troppo pochi per mettere in piedi un’azione legale in grado di bloccare la realizzazione del Parco. 

E la delusione monta tra chi aveva creduto veramente in un protesta da portare avanti con caraggio fino in fondo, senza se e senza ma. 

m.labanca@luedi.it

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