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MELFI – Attenderanno la ditta di trasporti incaricata di portare i fascicoli a Potenza in picchetto. Avvocati, magistrati, cancellieri, cittadini più gli studenti dell’istituto di istruzione superiore Gasparrini, mobilitati per l’occasione.
Annunciano resistenza non violenta ma decisa i manifestanti contro la chiusura del Tribunale di Melfi dopo la notizia della fumata nera romana dopo l’incontro tra amministratori e parlamentari lucani e i vertici del ministero della Giustizia. A raccontare in diretta quanto accaduto in via Arenula è stato il consigliere regionale Ernesto Navazio che su twitter ha spento subito gli entusiasmi dopo quella che poteva sembrare una timida apertura del ministro Cancellieri che ha promesso di riesaminare nei prossimi sei mesi anche il caso del foro federiciano, per verificare se ci siano stati errori nell’applicazione della legge sul riordino delle circoscrizioni giudiziarie. «Niente da fare!». E’ stata l’amara constatazione dell’ex sindaco di preludio all’annuncio sul destino del Tribunale: «alla mezzanotte del 13 – cioè domani – è chiuso». Poi amarezza e delusione.
Le reazioni in città sono state quasi immediate con un primo gruppo di manifestanti che è salito sulla Potenza-Melfi minacciando di bloccare il traffico e ha desitito soltanto per l’intelligente opera di mediazione avviata dagli agenti del commissariato di polizia. Degli altri nel frattempo, nonostante le rimostranze anche di un pm come Francesco Diliso, hanno montato un campo da calcetto nel parcheggio antistante il Tribunale dietro i trattori che già ne presidiano l’accesso. Inoltre in serata, di ritorno da Roma, sono arrivati anche il sindaco Livio Valvano e il presidente dell’Ordine degli avvocati Gerardo Di Ciommo. Da loro ci si attendeva buone notizie, ma dal momento che così non è stato è partita l’organizzazione della protesta, coi più pronti a resistere passivamente per impedire la partenza dei fascicoli verso Potenza, e altri più attenti alla mobilitazione di Sala Consilina che in caso di successo potrebbe avere riflessi sulla salvezza del Tribunale di Lagonegro e la chiusura di quello di Melfi, invertendo le loro sorti. Tra le ipotesi sul piatto nel caso in cui stamane alle 10, che è il termine entro cui dovranno riprendere le operazioni di trasloco del Tribunale, qualcuno dovesse provare un’azione di forza, anche l’indizione di un consiglio comunale straordinario all’aperto proprio lì davanti.
Deluso per l’accaduto anche il procuratore Renato Arminio. «Mi aspettavo più gente». Ha commentato il magistrato atteso sabato mattina a Potenza, dove per ragioni d’anzianità potrebbe prendere l’incarico di procuratore facente funzioni. «Ci andrò per lavorare per tutto il tempo che mi resta a meno che non mi scocci prima». Ha poi risposto a chi gli chiedeva se avrebbe preso servizio regolarmente.
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