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LAVELLO – Una storia dal sapore guareschiano, di quelle che avevano come protagonisti  Don Camillo e Peppone. Questa volta  però la diatriba si sta consumando tutta in casa della chiesa.

Dito puntato contro il vescovo della Diocesi di Melfi Rapolla e Venosa per l’ormai ribattezzato scippo della festa patronale lavellese.

Ad alzare il sipario sulla ben nota questione sotto gli occhi di tutti ma mai affrontata, «un gruppo di fedeli osservanti feriti dall’insensibilità verso la nostra storia e le nostre tradizioni», con una lettera che molti lavellesi hanno trovato nella buca della posta in questi giorni.

Il titolo della missiva non lascia dubbi  sul virtuale destinatario delle considerazioni contenute: «può un uomo solo distruggere le tradizioni e le usanze di un popolo?».

Per la cronaca appena due giorni fa, 8 e 9 settembre, la cittadina dauna avrebbe dovuto festeggiare la Madonna Santissima del Principio protettrice del paese con  San Mauro Martire.

Si sa, di questi tempi meglio abbondare in fatto di protettori. Anche questa volta però nulla di fatto.

Dopo una oltremodo sobria festa patronale per San Mauro Martire, lo scorso 2 maggio,  per la Madonna non c’è stato nulla da fare.

Scherza con i fanti ma non con i santi, recita un vecchio adagio ma questa volta pare che si stia scherzando con il fuoco.

Già, perchè i cittadini lavellesi sembrano davvero fare sul serio e pongono  a fondamento delle proprie ragioni una storia di tradizioni popolari, usanze, devozione, «ingredienti – recita la missiva – di una inconfondibile identità culturale».

Uno scippo mal tollerato dai fedeli che puntano il dito contro il  vescovo che, a dire di coloro che hanno stilato la missiva, sembra essere più attento «a occuparsi di annullare le tradizioni della città che a recuperare i legali con i suoi fedeli e a far rivivere una chiesa ed una comunità che sta degradandosi ogni giorno sempre più».

Una protesta a trecentosessanta gradi quella contenuta nella missiva che non lesina accenni anche alla chiusura del cinema, alla diaspora dei giovani della parrocchia San Mauro, all’esproprio dei beni archeologici ritrovati a Lavello e così via fino ad arrivare al ricordo delle  grandi feste di paese con tanto di luminarie, giostre, concerti, processioni, cantanti e fuochi di artificio.

Tante le perplessità espresse sul Comitato Feste Patronali, su parroci, parrocchie e sui fedeli vicini al vescovo, tutti rei di non «sentire l’esigenza di difendere una cosa che appartiene da sempre alla Comunità lavellese».

Una esortazione a difendere le proprie tradizioni e a «prestare più attenzione a quello che sta accadendo intorno e a non restare spettatori inerti», ribellandosi a chi, recita la missiva «si comporta come un tiranno con i suoi sudditi». Intanto per la comunità dei fedeli lavellesi il  prossimo appuntamento è a novembre con il bis dei festeggiamenti per San Mauro per la quale – sia consentito il sarcasmo – si annunciano “fuochi di artificio”.

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