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“IN MATERIA di costo del lavoro dobbiamo soltanto augurarci che il Governo vada avanti nella direzione intrapresa. E allo stato c’è un solo modo per affrontare questo tema: intervenire sul cuneo fiscale, vale a dire sulla differenza tra il costo del salario e quello complessivo per l’impresa”.
Saverio Calia, manager dell’omonima impresa, raggiunto telefonicamente a Parigi, dove partecipa al Miason & Objet, l’importante vetrina dedicata alla casa, al design e all’arredo, disegna un quadro a tinte fosche del settore dell’arredamento: “Tutto il comparto vive un momento drammatico. Me ne sono reso conto anche in questi giorni. Il salone parigino non è mai stato così sottotono. Le presenze sono molto diminuite e gli ultimi dati ci parlano di un mercato del mobile stagnante non soltanto da noi ma ormai anche a a livello mondiale”.
Calia, erede di una delle aziende che hanno fatto la storia dell’imprenditoria murgiana preferisce non commentare, dopo le feroci polemiche dei mesi scorsi, le ultime uscite di Pasquale Natuzzi. Polemiche che, guarda caso, riguardavano proprio il costo del lavoro aziendale. In un’intervista al Corriere della Sera, l’imprenditore pugliese aveva chiamato in causa oltre allo stesso Calia, Chateau d’Ax, Nicoletti, Poltrone e Sofà avanzando dubbi sul loro modello di business. E, in particolare, aveva attaccato il presidente del distretto del salotto della Lucania, Tito Di Maggio, perché – a suo dire – riuscirebbe a produrre a costi assai inferiori a quelli di mercato. Accuse e insinuazioni che spinsero lo stesso Calia a denunciare pubblicamente l’aggressione mediatica di Natuzzi e a sollecitare le istituzioni perchè prendessero una posizione pubblica ontro le illazioni di Natuzzi.
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