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CERZETO (CS) – Un vile atto intimidatorio o una bravata? Due notti fa, ignoti hanno divelto la targa affissa davanti l’ingresso del comune di Cerzeto, sulla quale recitava la scritta “Qui la ‘ndrangheta non entra” ed hanno disegnato delle croci sul simbolo comunale e nello spazio lasciato vuoto dalla targa.
Un gesto di cattivo, cattivissimo gusto, subito denunciato alle forze dell’ordine in una cittadina tranquilla, che mai aveva vissuto tali incresciose situazioni: per il momento vige il più forte riserbo sulle ragioni del gesto e su quelli che possono essere gli eventuali autori di un incivile quanto incomprensibile gesto.
Si dice amareggiato il sindaco di Cerzeto Giuseppe Rizzo, anche se non demorde: «Se qualcuno pensa di intimorire non solo Cerzeto, ma tutta la compagine amministrativa, ha sbagliato di grosso. E’ uno spiacevole e increscioso episodio che condanniamo fermamente e che danneggia tutta la città: io non penso c’entri la ‘ndrangheta in se, ma piuttosto una politica di sensibilizzazione che il nostro comune ha messo in atto. Una targa di quel tipo tolta ed una croce sono un messaggio di morte che, chiunque lo metta in atto, anche se fosse una bravata, è di una gravità inaudita, un gesto diretto in direzione del malaffare».
«Non è il messaggio in se a preoccuparci – continua Rizzo – ma il significato di un gesto che ha in essere un profondo deficit culturali. Noi siamo sereni, stiamo lavorando in maniera tranquilla e gesti di questo tipo non ci preoccupano, anche se io come sindaco devo proteggere tutta la mia squadra amministrativa. Ho chiamato subito l’onorevole Magarò per ripristinare subito la targa e rimuovere quelle antipatiche croci: anzi, per ribadire il concetto, siccome abbiamo due ingressi, magari ne metteremo due targhe, così a nessuno verrà in mente di farlo di nuovo. La gravità di un gesto di questo tipo è che quando l’abbiamo inaugurata c’erano il prefetto Cannizzaro, il sottosegretario Gabrielli, il questore di Cosenza ed altre autorità: un attacco a questi gesti è un gesto simbolico, un attacco allo Stato ed all’interesse che questo ripone nei piccoli comuni. In ogni caso, tutto questo non ci fermerà: l’onorevole Magarò e la sua commissione sono già stati informati, allestiremo al più presto una nuova cerimonia per affiggere la targa e continueremo nella nostra opera amministrativa. Questi gesti non potranno fermare quanto di buono stiamo facendo».
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