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DURANTE tutto il periodo di gravidanza i ginecologi non fanno che rassicurarti: “Signora, il parto è una cosa naturale, sono 2 milioni di anni che si nasce”. E allora tutte le future mamme cercano di allontanare ogni timore, ogni dubbio. Chi muore più di parto ormai? Poi accade e qui in Basilicata, la regione che della sanità – in particolare quella rivolta alla prima infanzia – vuol fare il suo fiore all’occhiello. Accordi, convenzioni e poi, per la seconda volta in tre  anni, dobbiamo raccontare di una donna morta in sala parto, mentre cerca di dare alla luce un figlio, la cosa più naturale del mondo.

Qualche anno fa su queste pagine avviammo una lunga inchiesta su tutte le strutture ospedaliere della Basilicata. E un dirigente di una delle aziende sanitarie allora esistenti ci spiegò che la medicina è una questione di pratica. E tirò in ballo proprio le sale parto: il livello di sicurezza è più alto laddove nascono più bambini. E’ una questione di pratica e non è vero che il parto è una cosa così naturale. Dando al mondo un figlio si può morire, ma se sei in una struttura dove i medici sono preparati ad affrontare ogni complicanza, perchè ogni giorno lì si fanno nascere tanti bambini, corri meno rischi.

Un motivo – lui spiegava – per cui tenere in piedi piccoli ospedali è un pericolo soprattutto per i pazienti.

Rosalba Pascucci è morta a Policoro, Regiane Sousa Martins a Melfi. Quanti bambini nascono in queste strutture? Si investe a sufficienza anche su questi ospedali decentrati in formazione continua, in quella pratica continua che rende un ospedale un luogo davvero sicuro?

Immagino Regiane con il suo pancione mentre sistema nel cassetto le tutine pulite, i body minuscoli per l’arrivo della sua piccina. La immagino mentre racconta alla sua bimba della sorellina che sta per arrivare e che bisogna festeggiare. La immagino mentre accarezza il nuovo vestitino che le hanno regalato e la culletta in cui la piccola verrà riportata a casa.

Ora si annunciano commissioni d’inchiesta, indagini, verifiche. E forse serviranno a far luce su eventuali responsabilità.

Ma il punto è che per la seconda volta in due anni una culletta verrà portata a casa senza che nessuno abbia il cuore di festeggiare una nascita. E ogni compleanno di quei bambini coinciderà con il ricordo di un lutto. La verità è che nella regione fiore all’occhiello nessun ginecologo potrà più rassicurare le future mamme dicendo che è il parto è una cosa naturale. Perchè non è naturale ritrovarsi orfani a due ore dalla nascita.

Succede che le cose si complichino.

Ma davanti a queste tragedie per cui non esistono aggettivi utilizzabili, ti guardi intorno e provi un certo senso di imbarazzo per l’attività quotidiana dei cosiddetti amministratori. Impegnati, da qualche mese a questa parte, soprattutto a farsi dispetti e sgambetti per assicurarsi uno degli ultimi posti possibili sulla giostra delle candidature.

Quando la coscienza andrà a bussare alla loro porta cosa le diranno? Sì, potevamo dedicare almeno sei mesi della nostra carriera a dare risposte a queste situazioni, a ragionare sul serio con veri esperti e tracciare linee guida più calate nella realtà; e invece abbiamo preferito passare il tempo ad assicurarci il nostro futuro.

Ora c’è qualcuno che il proprio, di futuro, non ce l’ha più. Non è colpa vostra, certo. Ma nemmeno merito vostro cercare di impedirlo. E’ questa la Basilicata che vogliamo? Sinceramente no.

a.giacummo@luedi.it 

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