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REGGIO CALABRIA – Sette provvedimenti restrittivi emessi dal gip di Reggio Calabria sono stati eseguiti questa mattina dalla Polizia di Stato nei confronti di altrettante persone accusate di appartenere alla cosca di ‘ndrangheta degli Alvaro, operante nella Piana di Gioia Tauro, e in particolare a Sinopoli, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Cosoleto, Delianuova. I reati contestati sono a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso e intestazione fittizia di beni. L’operazione, denominata “Xenopolis”, è stata eseguita dal personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta dal primo dirigente Gennaro Semeraro, e del Servizio Centrale Operativo di Roma e coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Le indagini hanno svelato l’esistenza di un monopolio nella gestione degli appalti pubblici attraverso amministratori locali e imprenditori compiacenti, nonchè una serie di interessi illeciti e di infiltrazioni da parte di esponenti di vertice della cosca in vari settori produttivi dell’economia legale.
«Ancora una volta l’indagine ha dimostrato come le cosche di ‘ndrangheta siano forti perchè riescono ad allacciare rapporti con la politica, in questo caso locale, che consente poi l’acquisizione di appalti e il condizionamento nell’assegnazione dei lavori quindi la possibilità di utilizzare imprenditori e attraverso di essi allacciare rapporti con la politica e condizionarne addirittura le elezioni». Così il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, ha commentato l’operazione condotta alla squadra mobile. «Più volte – ha proseguito Cafiero de Raho – è stato sottolineato che la forza della ‘ndrangheta, della mafia, è condizionare la politica. Nel momento in cui si condiziona la politica poi da essa si ricava ricchezza attraverso appalti e lavori».
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