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MATERA – Per due giorni hanno parlato del crollo del sistema industriale della pasta, ma anche dei piccoli produttori che in Italia continuano a lavorare, superando i limiti imposti dalle grandi multinazionali.

Critical pasta (l’iniziativa che sabato e domenica  ha animato il centro storico e di Matera e piazza San Pietro Caveoso, dove si è svolta la Fiera delle autoproduzioni) ha dimostrato che un’altra economia è possibile, come recitavano le locandine della manifestazione.

Spiega uno degli organizzatori. 

«Fino ad oggi a Matera non sono più rinate le condizioni utili a recuperare  la filiera del grano e della pasta. In un territorio in cui è nata la civiltà rurale, è una grande perdita».

L’iniziativa organizzata, però, ha dimostrato che non tutto è perduto. «Ci sono alternative. Piccoli produttori agricoli e trasformatori che lottano  per sopravvivere al sistema industriale che distrugge il lavoro di chi si dà da fare senza chiedere aiuti allo Stato nè diventare parassiti o chiedere assistenza agli apparati statali. All anostra iniziativa hanno partecipato numerosi produttori di pasta del centro – Sud che  gratuitamente hanno fatto assaggiare le proprie produzioni. Dalla pasta ai cereali alle imprese di trasformazione, tutti dimostrano che si può produrre con metodi naturali, di agricoltura certificata, biologica, biodinamica».

Il confronto che nel weekend ha dato vita a dibattiti ma anche a laboratori e iniziative, è stata la prova che “Si può fare” e che la industrializzazione non sempre è sinonimo di sviluppo compatibile.

«Metà del grano con cui viene prodotta la pasta italiana, come sappiamo tutti, viene dall’estero. Una nave che trasporta grano dal Canada impiega 48 giorni di navigazione per raggiungere il porto di Bari. Nel corso del viaggio il grano viene contaminato e così giunge qui. I sistemi di controllo non possono  controlalre  una nave che trasporta l’equivalente del carico di  1500 tir non può essere accuratamente verificata».

L’appuntamento di Matera, che rientra nell’ambito degli appuntamenti dedicati all’economia solidale, ha un valore importante ed è legato alla fiera delle autoproduzioni, ovvero a quanto emerge da artigianato e agricoltura locale. «Ha partecipato anche la Rete di economia solidale del sud – aggiungono gli organizzatori che fanno parte dall’associazione di volontariato materano Cloe che ha promosso l’iniziativa, in collaborazione con il Movimento Terre e la rete delle autoproduzioni di Puglia e Basilicata e le Fucine dell’eco – con produttori etici. La Fiera ha ospitato produttori artigianali e agricoli che si sono mostrati alle città, di illustrare un tipo di produzione che non finisce sulle prime pagine della cronaca, che non sfrutta il territorio, risparmia le risorse energetiche, ricicla i materiali e garantisce lavoro a un buon numero di persone». Piazza San Pietro Caveoso, come hanno sottolineato ancora,  dove si è svolta la Fiera, è tornata pulita, a dimostrazione che il metodo illustrato da “Critical pasta” funziona. «Spesso purtroppo gli apparati pubblici sono legati a meccanismi di vecchio stampo. In occasione di eventi come il nostro, sarebbe obbligatorio, ad esempio, che il servizio di nettezza urbana svolga le pulizie del luogo. Per noi non è stato necessario». Sotto il profilo istituzionale, concludono, la Basilicata è ancora indietro rispetto al resto d’Italia sulla  legislazione per i piccoli produttori. C’è ancora strada da fare. «Ci si dovrebbe  impegnare a  tutti i livelli per un territorio di qualità, che è la nostra forza».

a. ciervo@luedi.it

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