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EATALY non parla materano. O meglio, non ancora. Il franchising della alta gastronomia italiana che ha aperto da poche settimane a Bari, in un’ala della Fiera del Levante, non ha ancora tra i suoi prodotti (eccellenze della produzione italiana in molti settori come lattiero caseario, oleario, vitivinicolo) quelli provenienti dalla città dei Sassi e dalle aree limitrofe. Un’assenza che, però, spiega Angelo Tortorelli presidente della Camera di Commercio di Matera, potrebbe essere colmata al più presto. Da tempo l’ente camerale ha sviluppato un progetto legato allo sviluppo del settore agroalimentare e alla promozione delle eccellenze del Materano, segmenti che ben si unirebbero allo spirito della creatura di Oscar Farinetti .
«Potremo cominciare a vedere i primi risultati tra qualche mese. Stiamo già avendo contatti utili in questo senso, perchè riteniamo di avere tutte le caratteristiche per poter offrire i migliori prodotti in particolare del settore agroalimentare«. Uno dei problemi, emerso con riferimento alla grande distribuzione, sottolinea ancora Tortorelli, è legato alle quantità di produzione. «In questi anni abbiamo lavorato per garantire la filiera ma soprattutto una organizzazione di rete fra produttori che ha molto limitato la quantità.
Fino a qualche anno fa, in questo contesto era compresa l’oliva al forno di Ferrandina. Continua ad esserci ma in una logica di internazionalizzazione non ci sono ancora le condizioni per poter fornire, ad esempio, ad un cliente canadese, un tir al giorno di prodotto. Nel caso di Eataly parliamo di prodotti di nicchia e per questo vorremmo che l’olio (Tortorelli è coordinatore regionale della Città dell’olio, ndr.), l’ortofrutta del Metapontino che cresce tutto l’anno, per alcuni versi anche i prodotti da forno e la catena di produzione lattiero casearia.
La commissione di selezione è davvero incredibile, Eataly non bada a spese, quindi le proposte devono essere all’altezza. Credo che territori come i nostri possono comunque avere possibilità; per questo tenteremo di puntare anche sulla produzione vitivinicola».
Diverso è invece il discorso legato al progetto della Dieta mediterranea, all’interno degli spazi di ristorazione di Eataly «La nostra – spiega ancora Tortorelli – è una logica distributiva completamente diversa, a cominciare dal packaging. In Italia, oltre ad Eataly, ci sono altre organizzazioni che garantiscono un servizio migliore. Con Eataly vogliamo sviluppare il discorso legato ai consumatori finali».
Il progetto nazionale che Unioncamere ha sviluppato, sulla certificazione dei veri ristoranti italiani in tutto il mondo risulta invece uno degli strumenti migliori per promuovere la concezione del mangiar sano e con prodotti che appartengono alla tradizione agroalimentare, e non solo, del territorio.
«L’iniziativa proseguirà per il triennio di riferimento, fino al 2015. In tutto il mondo sono stati già censiti oltre 1650 ristoranti italiani. Questo riconoscimento certifica le strutture che posseggono le vere caratteristiche per dirsi italiani, a cominciare dall’utilizzo degli spaghetti fino al prosciutto e al parmigiano. Per noi l’obiettivo finale è creare piattaforme distributive alle quali i ristoranti italiani del pianeta possono commissionare pasta o olio e pane. Uno dei miei desideri – confessa Tortorelli – che ho dovuto accantonare, ma non abbandonare, è fare sistema con i prodotti da forno pugliesi. Sono convinto che i prodotti siano diversi, il pane di Matera è più buono sicuramente , ma per affrontare l’internazionalizzazione, unire due realtà contribuisce a renderle più competitive. Il mondo cerca qualità, i territori limitrofi non possono concentrarsi su temi di folclore che si possono lasciare alla politica.
Pensiamo al mondo ma non alla interregionalizzazione dei nostri prodotti come ad esempio il nostro canestrato e le mozzarelle di Gioia del Colle. Una Camera di Commercio dell’alta Murgia – propone provocatoriamente – non sarebbe un errore. Abbiamo storia, tradizioni, interessi commerciali identici». In una recente riunione che ha portato a Matera 11 esponenti di enti consortili italiani (Brindisi, Foggia, Chieti, Isernia, Taranto, Cosenza, L’Aquila, Campobasso, Potenza, con Crotone e Lecce assenti fisicamente ma solidali nei contenuti, ndr.) il tema è stato affrontato in modo propositivo. L’idea è quella di puntare sulla globalizzazione interregionale. Il principio è quello delle macroaree, alla luce dei disagi che tutti stanno vivendo e che nei disegni del Governo rischiano di essere cancellate.
«Prima che loro ci eliminino, dobbiamo fare qualcosa. I servizi camerali, dell’internazionalizzazione, della promozione potrebbero essere gestiti insieme, con costi minori». Dal sistema associazionistico, meccanismi di joint venture tra gli enti camerali, ma anche e soprattutto progetti operativi per i territori di riferimento. Questi alcuni dei nodi sui quali si è soffermato il dibattito e sui quali stanno lavorando i rispettivi segretari generali. I primi progetti verranno analizzati nel prossimo incontro che proseguirà con un nuovo appuntamento entro la fine di settembre.
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