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MATERA – Si sarebbe ucciso con un colpo della pistola “Beretta” di un suo amico carabiniere, nella cui abitazione di Seregno (Monza Brianza), era stato ospitato per tascorrere il fine settimana.
E’ questa la ricostruzione ufficiale, trapelata non senza resistenze dal Comando regionale dell’Arma di Milano, all’indomani del tragico episodio avvenuto sabato pomeriggio e costato la vita al 28enne materano Francesco Marcosano, militare dell’Aeronautica in servizio a Villafranca di Verona. Ieri mattina c’è stato il riconoscimento della salma da parte dei familiari e l’esame autoptico, disposto dal magistrato che coordina le indagini sulla morte del giovane.
Al momento, dunque, l’ipotesi più accreditata sarebbe quella del suicido, anche se rimane una strana ombra di omertà su alcuni particolari della vicenda. Tutti gli amici di Francesco stentano a credere che abbia potuto compiere un gesto così estremo, nonostante l’oggettiva sofferenza per il lavoro a migliaia di chilometri da casa. Secondo la ricostruzione dei fatti, trapelata dal comando regionale dell’Arma, pare che il giovane in licenza per il fine settimana, fosse andato a trovare i suoi amici carabinieri a Seregno. Dopo il pranzo, intorno alle 14.15, secondo quanto avrebbero testimoniato i presenti, pare abbia detto che andava in bagno, allontanandosi dalla cucina. Da lì avrebbe raggiunto la camera di uno degli amici, dove c’era la divisa con la pistola d’ordinanza, che avrebbe preso per chiudersi in bagno, dove si sarebbe poi suicidato. Una gesto che denoterebbe grande freddezza e determinazione. Sempre secondo quanto testimoniato dagli amici, pare si fosse lamentato per i disagi della nuova destinazione di lavoro, dove aveva ricevuto nuove mansioni che gli impedivano di tornare a casa con regolarità. Pare, infatti, che a un orario che gli lasciava quattro giorni liberi a settimana, fosse passato ad incarichi settimanali con il solo weekend libero. Poco per consentirgli di tornare a Matera con regolarità. Un fatto che, secondo i testimoni, l’avrebbe turbato molto, ma nessuno immaginava fino a che punto.
Eppure la carriera di Francesco sembrava in discesa, poichè da poco aveva vinto un concorso interno e dopo alcuni anni di servizio al VI Stormo di Ghedi, in provincia di Brescia, l’11 luglio scorso era stato destinato a Villafranca, presso il Primo Reparto del Genio AM – 27° Gruppo Genio Campale, con mansione di addetto alle infrastrutture e impianti edili. Era un incarico in linea con la sua formazione, essendo un geometra. Sul grave episodio, oltre che su dinamica e ricostruzione di quanto accaduto, è stata aperta anche un’indagine volta ad accertare come sia stato possibile che il giovane abbia potuto avere accesso così facilmente alla pistola. Di certo, se la dinamica fosse confermata, i suoi amici non avrebbero mai immaginato le sue intenzioni, ma resta la negligenza oggettiva di aver lasciato l’arma incustodita.
a.corrado@luedi.it
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