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POTENZA – Hanno pensato che essere cittadini significa, prima di tutto, aver cura dello spazio pubblico. Ci vanno sempre “armati” di attrezzi, guanti e scarpe comode. E del parco di Montereale si occupano come genitori, frequentatori, residenti, fruitori.

Da qualche mese si sono costituiti in associazione rigorosamente «apartitica, senza fini di lucro». Amici di Montereale.

Sono una rete di persone e associazioni che vogliono impegnarsi nella valorizzazione «degli ambienti naturali e del paesaggio storico, culturale e naturale». Un po’ comunità, un po’ laboratorio. Che si autofinanzia.

Le magliette che distribuiscono per raccogliere fondi sono colorate e ironiche: il ricavato serve a comprare gli attrezzi necessari alla pulizia degli spazi verdi.

L’appello, chiaramente, è per tutti: sostenere, ma soprattutto partecipare. «Chiunque pensi di non aver mai dato troppo o anche chi crede di non aver più nulla da dare perché ha già dato abbastanza, ma anche chi crede che tanto non serve a niente o chi pensa che siano solo belle parole ci contatti. È una bella esperienza». Recita così uno dei due manifesti Paz (Potentini armati di zappa) che hanno redatto e pubblicato online. Stamattina saranno di nuovo al parco, armati di zappa e buon volontà.

Per seguirli o unirsi negli appuntamenti di cura del parco basta tenersi aggiornati sulla pagina Facebook o sul sito dell’associazione (https://monterealelab.altervista.org).

Non sono “contro”. Si prendono cura “di qualcosa”, chiedendo autorizzazioni e collaborando a volte con le istituzioni se ci sono da organizzare giornate di informazione o interventi più importanti.

La norma è una quotidianità di presa in carico di un pezzo di città a cui tutti, a Potenza, possono far riferimento con una storia, un ricordo, un’amicizia, un passaggio di vita. Chi non ha un ricordo del parco di Montereale?

La missione è sempre collettiva: «educare alla cura di ciò che ci circonda, che ci appartiene – aggiungono citando Franco Arminio – Prendersi cura delle cose semplici, indifese, di luoghi abbandonati che tornano a vivere, e di quelle importanti (e forse è la stessa cosa), dei figli, della città, senza chiedere nulla in cambio ma solo per la necessaria condivisione di compiti, di azioni fattive per noi stessi».

E quest’azione, tra Montereale e dintorni si fa in tanti modi: «con la zappa, le parole, l’azione».

sa.lo. 

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