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REGGIO CALABRIA – Ci sarebbero state anche le trappole per i topi all’interno del centro trasfusionale dell’ospedale “Annunziata” di Cosenza. Questo almeno quanto sarebbe stato accertato da Giuliano Grazzini, inviato in Calabria dal ministero della Sanità per effettuare una verifica all’interno della struttura sanitaria cosentina (Leggi l’articolo sull’invio della Commissione) all’indomani della morte di Cesare Ruffulo, 79 anni, avvenuta a poche ore di distanza da una trasfusione di sangue. Ma vi sarebbe di più dentro la relazione dell’ispettore incaricato dal ministro Beatrice Lorenzin. Secondo quanto si è potuto apprendere, poi, fra il decesso dell’anziano uomo e le criticità riscontrate all’interno del centro trasfusionale dell’ospedale cosentino ci potrebbe essere un nesso di causa-effetto. 

Ritardi ed inadempienze che, come si ricorderà, erano state evidenziata già nel settembre dello scorso anno quando quattro ispettori inviati da Roma a Cosenza passarono al setaccio il centro trasfusionale dell’ospedale “Annunziata” e rilevarono ben 65 irregolarità, 17 delle quali indicate come gravi, «con potenziale impatto diretto negativo sulla sicurezza del donatore o del paziente».
Sul caso ci sta lavorando la Procura di Cosenza che, nei giorni scorsi, ha aperto un fasciolo di indagine per i reati di omissione d’atti d’ufficio e omicidio colposo e messo sotto la lente d’ingrandimento il comportamento di sette persone, tutti medici e dirigenti dell’Azienda ospedaliera di Cosenza.
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