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POTENZA – Avrebbe precedenti per aggressione e una pena sospesa sulle spalle il 35enne fermato a Monaco dalla polizia tedesca dopo aver cercato di strangolare un 33enne iracheno. 
L’uomo è sospettato anche per la morte di Domenico Lorusso sulla base di alcune analogie tra quanto accaduto una settimana fa e la dinamica dell’omicidio dello scorso 29 maggio. Ad accorgersene sono stati gli uomini della “subcommissione Cornelius”, ossia la squadra di investigatori che si sta occupando del caso, così ribattezzata dal nome di un ponte sul fiume Isar vicino al punto dove è caduto il 32enne potentino. 
Innanzitutto ci sono le caratteristiche della vittima: uomo, poco più che trentenne, straniero e accompagnato da una donna. Poi il luogo dell’aggressione: a maggio il parco lungo il fiume Isar, due domeniche fa il parco del castello di Nymphenburg, diviso a metà da un canale che alimenta laghi, fontane e cascate. 
La bicicletta: quella con cui passeggiavano Domenico e la sua fidanzata, e quella dell’uomo fermato dalla polizia che ha raggiunto la sua vittima in sella e poi ha cercato di strangolarla con la catena anti-furto. Infine, in entrambi i casi, l’apparente assenza di ragioni dietro tanta violenza. 
Secondo quanto sostiene il quotidiano Süddeutsche Zeitung il capo della “Cornelius” avrebbe spiegato che non ci sono «sospetti urgenti» sull’uomo, ma la polizia è obbligata ad esplorare tutte le piste. Per questo sarebbe stata già fissato per martedì il confronto del Dna del sospettato con quello del killer di Lorusso, individuato sulla maglietta della ragazza a cui aveva sputato prima che l’ingegnere potentino, residente a Monaco da due anni dove lavorava per una ditta aeroportuale, tornasse indietro per chiedergli conto proprio di quel gesto. 
Il precedente del 35enne tedesco e a quanto pare senza fissa dimora, di cui parla il quotidiano Tz, non lascerebbe ben sperare dato che in Germania esiste dal 1996 una banca dati del Dna, dove vengono raccolti i profili genetici dei criminali considerati più pericolosi, e dai confronti effettuati negli scorsi mesi è emerso che quello dell’assassino di Lorusso non era archiviato. Ad ogni modo la polizia di Monaco non vuole lasciare nulla di intentato. 
Nei mesi scorsi per venire a capo del giallo sono stati centinaia i test effettuati, tra gli altri anche ai pazienti di vari centri e cliniche per malati mentali. Si pensa infatti che l’autore del delitto possa essere uno psicolabile già sottoposto a cure specifiche. 
Per provare a raccogliere qualche elemento in più è stata anche fissata una ricompensa di 10mila euro per chi ha informazioni  sul caso e le rivela agli investigatori. Così sarebbe venuto fuori un tassista che ha raccontato di aver accompagnato la sera del delitto di Lorusso un uomo per tanti aspetti simile a quello dell’identikit fornito dalla polizia. Capelli scuri, alto circa un metro e 75, con gli abiti neri e una borsa a tracolla. 
Il sospettato fermato dalla polizia tedesca avrebbe rifiutato di sottoporsi volontariamente al prelievo del Dna, motivo per cui gli agenti hanno ottenuto un mandato apposito per procedere in maniera coatta.
l.amato@luedi.it   

POTENZA – Avrebbe precedenti per aggressione e una pena sospesa sulle spalle il 35enne fermato a Monaco dalla polizia tedesca dopo aver cercato di strangolare un 33enne iracheno. 

 

L’uomo è sospettato anche per la morte di Domenico Lorusso sulla base di alcune analogie tra quanto accaduto una settimana fa e la dinamica dell’omicidio dello scorso 29 maggio. Ad accorgersene sono stati gli uomini della “subcommissione Cornelius”, ossia la squadra di investigatori che si sta occupando del caso, così ribattezzata dal nome di un ponte sul fiume Isar vicino al punto dove è caduto il 32enne potentino. Innanzitutto ci sono le caratteristiche della vittima: uomo, poco più che trentenne, straniero e accompagnato da una donna. 

Poi il luogo dell’aggressione: a maggio il parco lungo il fiume Isar, due domeniche fa il parco del castello di Nymphenburg, diviso a metà da un canale che alimenta laghi, fontane e cascate. 

La bicicletta: quella con cui passeggiavano Domenico e la sua fidanzata, e quella dell’uomo fermato dalla polizia che ha raggiunto la sua vittima in sella e poi ha cercato di strangolarla con la catena anti-furto. Infine, in entrambi i casi, l’apparente assenza di ragioni dietro tanta violenza. Secondo quanto sostiene il quotidiano Süddeutsche Zeitung il capo della “Cornelius” avrebbe spiegato che non ci sono «sospetti urgenti» sull’uomo, ma la polizia è obbligata ad esplorare tutte le piste. 

Per questo sarebbe stata già fissato per martedì il confronto del Dna del sospettato con quello del killer di Lorusso, individuato sulla maglietta della ragazza a cui aveva sputato prima che l’ingegnere potentino, residente a Monaco da due anni dove lavorava per una ditta aeroportuale, tornasse indietro per chiedergli conto proprio di quel gesto. Il precedente del 35enne tedesco e a quanto pare senza fissa dimora, di cui parla il quotidiano Tz, non lascerebbe ben sperare dato che in Germania esiste dal 1996 una banca dati del Dna, dove vengono raccolti i profili genetici dei criminali considerati più pericolosi, e dai confronti effettuati negli scorsi mesi è emerso che quello dell’assassino di Lorusso non era archiviato. Ad ogni modo la polizia di Monaco non vuole lasciare nulla di intentato. 

Nei mesi scorsi per venire a capo del giallo sono stati centinaia i test effettuati, tra gli altri anche ai pazienti di vari centri e cliniche per malati mentali. Si pensa infatti che l’autore del delitto possa essere uno psicolabile già sottoposto a cure specifiche. Per provare a raccogliere qualche elemento in più è stata anche fissata una ricompensa di 10mila euro per chi ha informazioni  sul caso e le rivela agli investigatori. 

Così sarebbe venuto fuori un tassista che ha raccontato di aver accompagnato la sera del delitto di Lorusso un uomo per tanti aspetti simile a quello dell’identikit fornito dalla polizia. Capelli scuri, alto circa un metro e 75, con gli abiti neri e una borsa a tracolla. Il sospettato fermato dalla polizia tedesca avrebbe rifiutato di sottoporsi volontariamente al prelievo del Dna, motivo per cui gli agenti hanno ottenuto un mandato apposito per procedere in maniera coatta.

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