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LE DICHIARAZIONI di Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, erano destinate ad alzare un polverone nella discussione sulla gestione del petrolio in Basilicata, sul memorandum, le ipotesi di raddoppio della produzione. Gianpiero D’Ecclesiis ci pesta duro, anche perché le dichiarazioni di Tabarelli, suonano proprio da monito contro chi si oppone al raddoppio e a nuove estrazioni. D’Ecclesiis se la prende con una «classe dirigente che si è venduta ricevendo in cambio carriere» di fornte ad «una manovra chiarissima per ridurre la Basilicata al rango di colonia e, successivamente, smembrarla riassegnandone i territori alle limitrofe regioni Campania e Puglia a patto di conservarne la destinazione petrolifera». Diciamo che l’aspetto dell’«immobilismo ai vertici del centro destra e del centro sinistra lucano – così come scrive D’Ecclesiis – e l’incapacità di interpretare in maniera coerente il disegno che si è andato dispiegando in questi anni ai danni della Basilicata» è un tema che ritorna molto spesso nel dibattito sulla gestione del petrolio.
Ovvio che D’Eclesiis tira anche acqua al mulino di Fratelli d’Italia ma la Basilicata vicina alle elezioni ha immagina anche uno scenario che è fatto da movimenti, associzioni e partiti che hanno «cominciato (anche se in questo caso il riferimento è a Fratelli d’Italia) a mettere nero su bianco programmi che certamente contrastano con il via libera garantito in questi anni dall’asse Pd–Pdl, infine c’è l’incognita 5 Stelle che preoccupa i sogni tranquilli di molti».
Ma poi si entra nel cuore del problema: «Il presidente Tabarelli di Nomisma Energia – scrive –  batte i pugni sul tavolo “le riserve di gas e petrolio sono dello Stato e, quindi, di tutti gli Italiani” del resto come dargli torto, cosa conta la salute, i desideri, la libertà di poco più di 500.000 abitanti della Basilicata? Come gli indiani d’America ci metteranno in una riserva, oppure ci lasceranno a brancolare tra pozze di petrolio in un aria ammorbante, maledicendo il genio politico di certi nostri corregionali che se la spassano a Roma in abiti di lusso, tra gente di potere. Presto arriverà un emulo di Andrew Jackson e vareranno un “Indian Removal Act” fatto su misura per noi e ci sbatteranno fuori di casa nostra». 
E ancora «il Presidente Tabarelli va oltre, per Lui è ora “di togliere le royalties agli enti locali che le interpretano come compensazioni per un danno che in realtà non esiste” le royalties che in Italia ammontano ai 300 milioni di euro all’anno e che “potrebbero triplicare se si raddoppiasse la produzione sono state eliminate in Gran Bretagna e in Norvegia, aumentando le tasse sui profitti. Lo stesso occorre fare qui”. Una frase che rappresenta un capolavoro di comunicazione alla “siciliana”, per la serie potreste avere di più se fate come diciamo noi, ma attenzione, se non lo fate potremmo anche togliervi tutto. Poi le conclusioni. «ci vuole una nuova classe dirigente e questo vale tanto per il centro destra quanto per il centro sinistra, facce nuove, gente non compromessa, da lucano, da uomo libero, finché lo sarò, mi permetto di dire a tutti, a destra e a sinistra, non è più tempo di pensare al proprio piccolo tornaconto. Siamo alle battute iniziali di una battaglia per la sopravvivenza, le forze contro di noi sono molteplici e agguerrite, l’articolo 16 del decreto per le liberalizzazioni, il regolamento di attuazione dei fondi del memorandum, il comunicato di Nomisma Energia sono tutti segnali che vanno nella stessa direzione, il desiderio di spogliare i lucani dei loro diritti e dei loro territori per poterne disporre a piacimento, sarà una dura lotta». Prepariamoci».
Nel dibattito entra anche l’Organizzazione Lucana Ambientalista contro l’«anatema» scagliato da Tabarelli «contro comitati No Triv con riferimenti alla Basilicata ed alle organizzazioni che come la Ola si battono per la difesa del territorio e dell’acqua dalle attività petrolifere e dalle trivelle. «L’autunno – scrive la Ola – si preannuncia caldo sul fronte petrolifero con la Basilicata che svolge suo malgrado il ruolo di capofila per gli interessi delle compagnie petrolifere che attraverso Tabarelli fanno intendere che non sono intenzionate a rinunciare ai loro affari, nonostante le opposizioni sempre più forti in Basilicata».
v.panettieri@luedi.it

Le dichiarazioni di Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, erano destinate ad alzare un polverone nella discussione sulla gestione del petrolio in Basilicata, sul memorandum, le ipotesi di raddoppio della produzione. Gianpiero D’Ecclesiis ci pesta duro, anche perché le dichiarazioni di Tabarelli, suonano proprio da monito contro chi si oppone al raddoppio e a nuove estrazioni. D’Ecclesiis se la prende con una «classe dirigente che si è venduta ricevendo in cambio carriere» di fornte ad «una manovra chiarissima per ridurre la Basilicata al rango di colonia e, successivamente, smembrarla riassegnandone i territori alle limitrofe regioni Campania e Puglia a patto di conservarne la destinazione petrolifera». 

Diciamo che l’aspetto dell’«immobilismo ai vertici del centro destra e del centro sinistra lucano – così come scrive D’Ecclesiis – e l’incapacità di interpretare in maniera coerente il disegno che si è andato dispiegando in questi anni ai danni della Basilicata» è un tema che ritorna molto spesso nel dibattito sulla gestione del petrolio.

Ovvio che D’Eclesiis tira anche acqua al mulino di Fratelli d’Italia ma la Basilicata vicina alle elezioni ha immagina anche uno scenario che è fatto da movimenti, associzioni e partiti che hanno «cominciato (anche se in questo caso il riferimento è a Fratelli d’Italia) a mettere nero su bianco programmi che certamente contrastano con il via libera garantito in questi anni dall’asse Pd–Pdl, infine c’è l’incognita 5 Stelle che preoccupa i sogni tranquilli di molti».

Ma poi si entra nel cuore del problema: «Il presidente Tabarelli di Nomisma Energia – scrive –  batte i pugni sul tavolo “le riserve di gas e petrolio sono dello Stato e, quindi, di tutti gli Italiani” del resto come dargli torto, cosa conta la salute, i desideri, la libertà di poco più di 500.000 abitanti della Basilicata? Come gli indiani d’America ci metteranno in una riserva, oppure ci lasceranno a brancolare tra pozze di petrolio in un aria ammorbante, maledicendo il genio politico di certi nostri corregionali che se la spassano a Roma in abiti di lusso, tra gente di potere. 

Presto arriverà un emulo di Andrew Jackson e vareranno un “Indian Removal Act” fatto su misura per noi e ci sbatteranno fuori di casa nostra». 

E ancora «il Presidente Tabarelli va oltre, per Lui è ora “di togliere le royalties agli enti locali che le interpretano come compensazioni per un danno che in realtà non esiste” le royalties che in Italia ammontano ai 300 milioni di euro all’anno e che “potrebbero triplicare se si raddoppiasse la produzione sono state eliminate in Gran Bretagna e in Norvegia, aumentando le tasse sui profitti. Lo stesso occorre fare qui”. Una frase che rappresenta un capolavoro di comunicazione alla “siciliana”, per la serie potreste avere di più se fate come diciamo noi, ma attenzione, se non lo fate potremmo anche togliervi tutto. 

Poi le conclusioni. «ci vuole una nuova classe dirigente e questo vale tanto per il centro destra quanto per il centro sinistra, facce nuove, gente non compromessa, da lucano, da uomo libero, finché lo sarò, mi permetto di dire a tutti, a destra e a sinistra, non è più tempo di pensare al proprio piccolo tornaconto. 

Siamo alle battute iniziali di una battaglia per la sopravvivenza, le forze contro di noi sono molteplici e agguerrite, l’articolo 16 del decreto per le liberalizzazioni, il regolamento di attuazione dei fondi del memorandum, il comunicato di Nomisma Energia sono tutti segnali che vanno nella stessa direzione, il desiderio di spogliare i lucani dei loro diritti e dei loro territori per poterne disporre a piacimento, sarà una dura lotta». 

Nel dibattito entra anche l’Organizzazione Lucana Ambientalista contro l’«anatema» scagliato da Tabarelli «contro comitati No Triv con riferimenti alla Basilicata ed alle organizzazioni che come la Ola si battono per la difesa del territorio e dell’acqua dalle attività petrolifere e dalle trivelle. «L’autunno – scrive la Ola – si preannuncia caldo sul fronte petrolifero con la Basilicata che svolge suo malgrado il ruolo di capofila per gli interessi delle compagnie petrolifere che attraverso Tabarelli fanno intendere che non sono intenzionate a rinunciare ai loro affari, nonostante le opposizioni sempre più forti in Basilicata».

 

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