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di LEO AMATO
POTENZA – La scorsa estate aveva fatto il “botto”, soffiando l’appalto da 2milioni e 300mila euro per la manutenzione degli impianti termici della Regione a chi lo gestiva in pratica da sempre, anche perché in parte quegli impianti li aveva pure costruiti. Davide contro Golia. Leonardo Mecca contro il Gruppo De Vivo, quelli del Parco, del parcheggio e dell’ospedale San Carlo. A Potenza, tanto per capirsi, semplicemente “i numeri 1”. Ora però è indagato per corruzione e turbativa d’asta, assieme proprio al funzionario di via Verrastro che gli ha aggiudicato quella gara. 
Ruota attorno all’ascesa della ditta di Leonardo Mecca l’ultima inchiesta della Direzione distrettuale antimafia su mazzette e appalti truccati a Potenza e dintorni. Sì perchè gli interessi dell’imprenditore potentino 57enne si sarebbero estesi ben oltre i confini cittadini e ad Avigliano avrebbero incrociato Rocco Fiore, ingegnere capo dell’Ufficio tecnico, nonché consigliere comunale del capoluogo eletto nelle file del Pd. 
Il nome di Mecca non figura tra quelli delle ditte che si sono spartite le commesse più importanti assegnate negli ultimi tempi nel paese dei giuristi e dei briganti. In un caso, stando a quanto si è appreso da fonti dell’ambiente economico-produttivo, avrebbe provato senza successo. Piuttosto sarebbe riuscito a ritagliarsi uno spazio tra i fornitori e i subappaltatori, entrando anche nei lavori per la riqualificazione del campo sportivo di Lagopesole, al centro di un’annosa polemica tra amministrazione, residenti e nientepopodimeno che gli eredi degli antichi signori del paese. Oggetto del contendere: il vincolo di destinazione legato alla donazione al Comune dei terreni negli anni ‘50 da parte della principessa Orietta Doria Panphili, figlia del sindaco di Roma voluto dagli angloamericani alla fine della guerra. Ad ogni modo, a settembre dell’anno scorso è arrivata l’aggiudicazione della gara da 280mila euro di base d’asta per la ditta Santoro Impianti di Pietragalla, che avrebbe pattuito una commessa per Mecca. Santoro come quelli del cantiere di Potenza preso di mira da un misterioso centauro pistolero proprio in quei giorni, a contrada Macchia Romana, dove stavano realizzando alcune palazzine residenziali. 
Molto più ghiotto l’affare della gara per l’esercizio e la manutenzione «degli impianti termici, di condizionamento, di termoventilazione, idrico-sanitari, antincendio» dei palazzi della Regione. Quasi 2milioni e 300mila euro per massimo 5 anni e mezzo di base d’asta. Contro il milione e 90mila e rotti in tre anni con cui Dionigi Pastore, funzionario dell’Ufficio provveditorato e patrimonio della Presidenza della giunta regionale ha aggiudicato la gara all’outsider Leonardo Mecca. Smentendo tutti i pronostici. 
E il Comune di Potenza? Sembrerebbe salvo se non fosse per il coinvolgimento dell’assessore alle attività produttive, il commercio e il turismo Luciano De Rosa, iscritto nel registro degli indagati dal pm Francesco Basentini assieme a Fiore, Mecca e Pastore. Infatti – da quanto si è appreso sempre da fonti dell’ambiente – negli ultimi anni la ditta di Leonardo Mecca avrebbe fatto davvero poco o nulla per conto dell’amministrazione del capoluogo. Se così fosse, quindi, è chiaro che anche il ruolo dell’assessore ne uscirebbe ridimensionato. D’altra parte, l’unica gara di cui si è occupato di recente riguardava il rinnovo delle vetrine dei negozi del centro storico. Ed è davvero difficile pensare che da questo sia riuscito ad influenzare le decisioni di uffici come il provveditorato della Regione. Per quanto conosciuto e stimato tra i più dinamici dirigenti di banca del capoluogo. 
l.amato@luedi.it

POTENZA – La scorsa estate aveva fatto il “botto”, soffiando l’appalto da 2milioni e 300mila euro per la manutenzione degli impianti termici della Regione a chi lo gestiva in pratica da sempre, anche perché in parte quegli impianti li aveva pure costruiti. 

 

Davide contro Golia. Leonardo Mecca contro il Gruppo De Vivo, quelli del Parco, del parcheggio e dell’ospedale San Carlo. A Potenza, tanto per capirsi, semplicemente “i numeri 1”. Ora però è indagato per corruzione e turbativa d’asta, assieme proprio al funzionario di via Verrastro che gli ha aggiudicato quella gara. Ruota attorno all’ascesa della ditta di Leonardo Mecca l’ultima inchiesta della Direzione distrettuale antimafia su mazzette e appalti truccati a Potenza e dintorni. Sì perchè gli interessi dell’imprenditore potentino 57enne si sarebbero estesi ben oltre i confini cittadini e ad Avigliano avrebbero incrociato Rocco Fiore, ingegnere capo dell’Ufficio tecnico, nonché consigliere comunale del capoluogo eletto nelle file del Pd. 

Il nome di Mecca non figura tra quelli delle ditte che si sono spartite le commesse più importanti assegnate negli ultimi tempi nel paese dei giuristi e dei briganti. In un caso, stando a quanto si è appreso da fonti dell’ambiente economico-produttivo, avrebbe provato senza successo. Piuttosto sarebbe riuscito a ritagliarsi uno spazio tra i fornitori e i subappaltatori, entrando anche nei lavori per la riqualificazione del campo sportivo di Lagopesole, al centro di un’annosa polemica tra amministrazione, residenti e nientepopodimeno che gli eredi degli antichi signori del paese. Oggetto del contendere: il vincolo di destinazione legato alla donazione al Comune dei terreni negli anni ‘50 da parte della principessa Orietta Doria Panphili, figlia del sindaco di Roma voluto dagli angloamericani alla fine della guerra. 

Ad ogni modo, a settembre dell’anno scorso è arrivata l’aggiudicazione della gara da 280mila euro di base d’asta per la ditta Santoro Impianti di Pietragalla, che avrebbe pattuito una commessa per Mecca. Santoro come quelli del cantiere di Potenza preso di mira da un misterioso centauro pistolero proprio in quei giorni, a contrada Macchia Romana, dove stavano realizzando alcune palazzine residenziali. 

Molto più ghiotto l’affare della gara per l’esercizio e la manutenzione «degli impianti termici, di condizionamento, di termoventilazione, idrico-sanitari, antincendio» dei palazzi della Regione. Quasi 2milioni e 300mila euro per massimo 5 anni e mezzo di base d’asta. Contro il milione e 90mila e rotti in tre anni con cui Dionigi Pastore, funzionario dell’Ufficio provveditorato e patrimonio della Presidenza della giunta regionale ha aggiudicato la gara all’outsider Leonardo Mecca. Smentendo tutti i pronostici. 

E il Comune di Potenza? Sembrerebbe salvo se non fosse per il coinvolgimento dell’assessore alle attività produttive, il commercio e il turismo Luciano De Rosa, iscritto nel registro degli indagati dal pm Francesco Basentini assieme a Fiore, Mecca e Pastore. Infatti – da quanto si è appreso sempre da fonti dell’ambiente – negli ultimi anni la ditta di Leonardo Mecca avrebbe fatto davvero poco o nulla per conto dell’amministrazione del capoluogo. 

Se così fosse, quindi, è chiaro che anche il ruolo dell’assessore ne uscirebbe ridimensionato. D’altra parte, l’unica gara di cui si è occupato di recente riguardava il rinnovo delle vetrine dei negozi del centro storico. Ed è davvero difficile pensare che da questo sia riuscito ad influenzare le decisioni di uffici come il provveditorato della Regione. Per quanto conosciuto e stimato tra i più dinamici dirigenti di banca del capoluogo. 

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