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SAN COSTANTINO – Sotto il segno del “Volo dell’Aquila” e di un sole che inizia a farsi sentire caldo di nuovo, dopo qualche giorno di frescura, ci si avvia verso San Costantino Albanese. Ci si sente un po’ cronisti e un po’ turisti, del resto non può essere diversamente, gli scenari che si aprono davanti agli occhi ti rapiscono: le vette del Pollino, il verde dei boschi, i sorrisi disegnano nell’immaginario cartoline fantastiche che vorresti scrivere e spedire ad amici cari. In macchina, un amico giornalista, avanti con gli anni, racconta il giornalismo di una volta. Un vero e proprio amarcord della carta stampata. Tra una chiacchiera e un’altra, arriviamo alle porte del centro arbëreshe, i cartelloni in doppia lingua ci danno il benvenuto, assieme a bei vasi di fiori.
All’apparenza sembra una giornata come tante altre, in più, forse, il mercatino settimanale che invita le donne a gettare lo sguardo sui banchi, e perché no, se serve, a spendere qualche euro. Proprio da qui, tra i tendoni, incontriamo donne e uomini ai quali chiediamo notizie sul “Volo dell’Aquila”. Il primo a parlare con noi un signore di Roma, che ci conferma che l’impianto è momentaneamente chiuso. Poi ci chiede scusa, le buste pesano e la casa è distante. A pochi passi un uomo di mezza età, con in testa un cappello griffato, sicuramente un Borsalino in feltro, di colore bianco. Dall’accento ci sembra argentino, ma ci sbagliamo, è di Vicenza. Gli chiediamo del nuovo attrattore. Senza farsi pregare più di tanto parla come un fiume in piena: «E’ una cosa bella per il paese e per la regione – dice- ma so che è chiuso, non funziona, non so il perchè». Dopo qualche secondo di pausa, e le mani tra la visiera e la linea di cucitura, ci racconta di quello che si sente in piazza. «Le chiacchiere raccontano che manca l’assicurazione, ma non è colpa dell’amministrazione.
Peccato… pensavo di fare qualche giro, ma a quanto pare bisogna ancora aspettare qualche giorno». In piazza ci attirano dei manifesti, è la voce della minoranza, che chiede spiegazioni e un consiglio comunale aperto. Una bella signora ci invita a entrare nel palazzo di città (Bashkia). Noi insistiamo, vogliamo chiederle qualcosa. Si capisce che si fa quadrato attorno al sindaco e agli amministratori, ma alla fine uno sfogo si registra: «Dopo l’inaugurazione si pensava all’avvio, invece siamo qui ad spettare. Se passerà ancora del tempo bisognerà attendere la primavera, un vero peccato». Sì, un vero peccato, anche perché di turisti passeggiando se ne incontrano. Raccogliamo l’invito della donna ed entriamo in municipio, sperando di incontrare qualche amministratore. La giornata ci sorride, non potevamo sperare di meglio, il sindaco in persona, Rosamaria Busicchio, ci viene incontro con un bel sorriso.
Ci invita a entrare nel suo ufficio, la scrivania piena di carte da firmare, da visionare. Con garbo chiediamo del “Volo”. Senza pensarci due volte, ci racconta subito dell’odissea dell’assicurazione. Ma la speranza e il lavoro su più fronti, ci fa capire, «dovrebbero portarci la buona notizia» . Non ci sembra per niente vinta, abbattuta, anzi combattiva e decisa, dai modi gentili e garbati. Il tempo di salutarci e di guadagnare l’uscita , si decide di proseguire verso il campo sportivo. La segnaletica ci indica la stazione di arrivo e di partenza dello sky flyer, dopo pochi minuti di discesa siamo sul posto e non siamo da soli. I tecnici sono al lavoro, dietro il cancello chiuso. Le prove di volo continuano, si prova e si riprova, nessun problema. Fuori e dentro un prefabbricato di legno (la biglietteria) dei ragazzi ci accolgono, fanno parte del Gal, il gestore dell’impianto. Anche qui ci troviamo di fronte a persone fiduciose. Come una litania, mentre i grani scorrono uno dietro l’altro tra le dita, la risposta è sempre la stessa: problemi con l’assicurazione. Ci si sbilancia pure. Forse tra quattro cinque giorni si tornerà a volare. Non sono solo parole di circostanza, probabilmente.
Mentre si parla, arriva un gruppo di persone. Il sorriso, il gusto dell’avventura li accompagna, e il portafoglio in mano pure. Sono qui per volare, non sanno dell’assicurazione, dei problemi, della corsa contro il tempo. La notizia che non sarà possibile spiccare il volo li coglie di sorpresa. Una vera doccia fredda. Lo smarrimento li prende per mano, e per qualche minuto diventa compagna inseparabile. I muscoli del viso tirati, l’incredulità e la delusione prendono il soppravvento. Ci si guarda negli occhi, si alzano al cielo solo per vedere lo sky flyer fare su e giù dalla montagna. La bocca diventa amara, asciutta, anche perché : «Siamo partiti da Lecce, indecisi se fare il volo dell’Angelo o quello dell’Aquila, poi abbiamo deciso per questo, per le ragazze ci sembrava un pò più semplice, più tranquillo, meno adrenalinico». Mentre parla stringe forte la mano della compagna, che ascolta delusa. «Sul sito – aggiunge – mi dava tranquillamente aperto, probabilmente mi sarà sfuggito qualcosa – come per giustificarsi- . Poi cerca di darsi e di dare coraggio: «Ragazzi, si cambia programma, si visita qualcosa e poi si va a mangiare…A proposito, lei conosce un buon ristorante?»
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