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POTENZA – Loro parlano di «discriminazione», di «mancato rispetto delle pari opportunità». Sono i single. Quelli che, per scelta o per tutta una serie di personalissime ragioni, sono rimasti da soli. Non sono divorziati – che questo in una graduatoria fa punteggio – non hanno neppure delle disabilità, nè dei figli. Sono soli, con un reddito ai limiti della sopravvivenza e, soprattutto, sono senza casa.

E così la loro povertà in questo momento è vera e propria disperazione. Perché si ritrovano, magari dopo anni di lavoro, a non avere più alcuna certezza. E senza soldi e un tetto dove ripararsi, vivono chiedendo ospitalità ad amici e parenti.

Una situazione che, però, pesa ogni giorno di più. Perché sulla spesa o sull’abbigliamento puoi risparmiare e tagliare, ma non avere una casa tua, uno spazio anche minimo ma tutto tuo, è un disagio che alla lunga ti strema, ti fa sentire un cittadino inferiore.

In graduatoria per l’assegnazione degli alloggi popolari questi cittadini sono sempre agli ultimi posti: «E’ una truffa anche chiedermi di fare la domanda per l’assegnazione. Per me la casa non ci sarà mai – dice una di loro – e mi sono sentita anche dire “Con una pensione di invalidità sarebbe più facile, avresti più punteggio”. Cioè io dovrei augurarmi una disgrazia per avere una casa. Ma ringraziamo Iddio che non è così, io sono in buona salute nonostante tutto. Sono completamente sola e con una disabilità chi potrebbe aiutarmi?».

Siamo arrivati al paradosso: ti dicono “una disabilità fa punteggio” e non averne nessuna per queste persone è quasi un neo. Così come lo è non avere figli: ovviamente anche quello fa punteggio e chi è da solo è più svantaggiato.

Così, con la voce tremante di chi cerca di trattenere le lacrime, parlano di “discriminazione”. E siccome la guerra è sempre tra poveri, chiedono una graduatoria per i cittadini italiani e una per gli extracomunitari, che alla fine riescono sempre più degli altri ad avere gli ambiti alloggi popolari. «Non vogliamo in alcun modo dire che a noi spettano e a loro no, ma siamo nella condizione in cui io in questo momento ho meno diritti di chi di questo Paese è ospite. E questo neppure significa garantire l’equità tra tutti. I prefabbricati a Bucaletto ormai vengono assegnati solo a loro. E noi che in passato abbiamo anche pagato le tasse, in questo momento siamo per strada».

Perchè a loro, ai single, basterebbero degli appartamenti piccoli davvero, il minimo consentito dalla legge, 45 metri quadri. E sarebbero disposti a pagare le utenze e anche un affitto. Ma così, senza la certezza di avere un riparo quando pioverà o il freddo inizierà ad arrivare, la povertà sembra ancora più nera.

«Ci chiediamo – dicono – se non sia una truffa anche farci presentare la domanda: lo sa che per presentare questo moduletto scarno serve una marca da bollo da 16 euro? E se loro sanno che potranno accettare solo 100 domande sulle mille che arrivano, perché mi fanno comunque spendere quei soldi? Vi sembrano pochi? Io guadagno in questo momento 200 euro al mese. E di euro ne spenderei anche 30 se sapessi che poi quella casa potrei averla. Invece no. Per noi single non ci sono pari opportunità, noi saremo sempre un passo indietro agli altri».

a.giacummo@luedi.it

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