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TORINO, 7 AGO – La Guardia di Finanza di Novara ha sequestrato in tutta Italia 400mila toner e cartucce per stampanti e fax contraffatti, oltre a materiale per il confezionamento e l’assemblaggio. Scoperto in Piemonte un laboratorio clandestino, con tanto di macchinari, prodotti semilavorati e tutto il materiale necessario a produrre confezioni identiche alle originali. I prodotti, dal prezzo vantaggioso, sono stati acquistati anche dalla Pubblica amministrazione, all’oscuro dalla frode.(ANSA).
(ANSA) – TORINO, 7 AGO – Grazie a una capillare rete di raccolta, una impresa di Lamezia Terme recuperava ingenti quantitativi di toner esausti, per poi rigenerarli e inviarli al laboratorio piemontese, dove venivano preparate le confezioni contraffatte.
Per evitare la rintracciabilità del laboratorio, le cartucce rigenerate venivano inviate tramite corriere, indicando quale destinatario del semi-lavorato un ristorante in provincia di Varese, estraneo alla frode. Ai clienti insoddisfatti, il produttore sostituiva i pezzi difettosi con altri nuovi.
Proprio seguendo le tracce lasciate dai resi è stato possibile ricostruire la filiera di distribuzione e individuare il laboratorio del novarese, sequestrando centinaia di migliaia di prodotti distribuiti capillarmente su tutto il territorio nazionale. Ben 17 regioni sono state interessate dalle attività di sequestro.

AVEVA uno snodo a Lamezia Terme la filiera clandestina che trafficava toner e cartucce per stampanti e fax contraffatti e che è stata scoperta dalla guardia di finanza di Novara con un blitz che ha riguardato addirittura 17 regioni italiane. 

Grazie a una capillare rete di raccolta, una impresa di Lamezia Terme recuperava ingenti quantitativi di toner esausti, per poi rigenerarli e inviarli ad un laboratorio piemontese, dove venivano preparate le confezioni contraffatte.

I finanzieri hanno sequestrato in tutta Italia 400mila toner e cartucce per stampanti e fax contraffatti, oltre a materiale per il confezionamento e l’assemblaggio. Nel laboratorio clandestino c’erano macchinari, prodotti semilavorati e tutto il materiale necessario a produrre confezioni identiche alle originali. I prodotti, dal prezzo vantaggioso, sono stati acquistati anche dalla Pubblica amministrazione, all’oscuro dalla frode.

Per evitare la rintracciabilità del laboratorio, le cartucce rigenerate venivano inviate tramite corriere, indicando quale destinatario del semi-lavorato un ristorante in provincia di Varese, estraneo alla frode. Ai clienti insoddisfatti, il produttore sostituiva i pezzi difettosi con altri nuovi. Proprio seguendo le tracce lasciate dai resi è stato possibile ricostruire la filiera di distribuzione e individuare il laboratorio del novarese, sequestrando centinaia di migliaia di prodotti distribuiti capillarmente su tutto il territorio nazionale.

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