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LE FERROVIE Appulo Lucane chiedono alla Regione 2 milioni 378mila e 658,73 euro alla regione e il dirigente dell’Ufficio trasporti preferisce rigettare la diffida. Una comunicazione respinta che è arrivata nel 2007, precisamente il nove agosto e che solo adesso è finita davanti al Tar della Basilicata, che oltretutto non ha potuto pronunciarsi in quanto sulle vicende che riguardano l’adeguamento dei contributi dovuti alla Regione sono di competenza del giudice ordinario.

ma il fatto resta e le Fal, a distanza di otto anni continua a bussare per chiedere i suoi quasi due milioni e mezzo di euro. Si tratta del rimborso degli obblighi di servizio che vanno dal 2004 al 2006, una sorta di “compensazione” dei disavanzi di gestioni. La Regione Basilicata infatti detiene il 55% delle Appulo Lucane. Ma l’atteggiamento delle Fal è di quelli “aggressivi”: nel ricorso al Tar chiede gli oltre due milioni ma aggiunge anche gli interessi legali ed una eventuale rivalutazione monetaria “nella diversa misura che si quantificherà in corso di causa”. Insomma, le Fal vogliono buttarla sull’esagerato per un credito che ormai si potrebbe definire storico. Ma se la vicenda giudiziaria non finisce, o meglio viene spostata da un tribunale all’altro resta comunque il fatto. Tra il 2004 e il 2006 le Fal hanno assicurato il servizio di trasporto pubblico su gomma e su linea ferrata, come da contratto di servizio, ma a quanto pare la cifra pattuita da contratto non è bastata per tenere in piedi il servizio. E così a marzo del 2005 il rappresentante legale delle Fal presentava la prima richiesta di aumento dei corrispettivi annuali, inviando la prima fattura. Si trattava di 903mila 088,82 euro con Iva al 10%. Un aumento dovuto al prezzo del combustibile (per chi non lo sapesse la linea delle Appulo Lucane non è elettrificata e i treni viaggiano ancora grazie al diesel) più salato, uno ai costi maggiorati del materiale rotabile. Fin qui siamo a 143mila 301 euro ai quali si aggiungono 799mila 787,02 euro per aumento del costo del personale “derivante dal raggiungimento dell’obiettivo predeterminato in sede di contrattazione”.

Passi un anno, ma nel 2005 ecco la seconda richiesta. Il legale chiede 781mila 096,10 euro con Iva al 10%. 177mila 042,52 euro  sempre per l’aumento del prezzo dei carburanti e la manutenzione del “materiale rotabile” e altri 604mila 053,58 euro che sarebbe il “premio di risultato” elargito ai dipendenti e stabilito dal contratto.

Ultimo passaggio, il 2006 sono stati chiesti alal Regione altri 654mila 501,61 euro più Iva per la regolarizzazione dell’imposta sul reddito delle società (Ires). Da qui in poi il classico girotondo di competenze su chi, o cosa, dovesse sborsare questi soldi. Prima la diffida notificata il 2007 delle Appulo Lucane che faceva presente come i maggiori costi per l’espletamento degli obblighi di servizio pubblico fossero di esclusiva competenza regionale, poi la nota della Regione, che di fatto ha respinto la diffida affermando che i maggiori costi dovevano essere rimborsati dallo Stato, con lo stanziamento delle risorse necessarie. ne è nato un contenzioso che solo quest’anno è arrivato al Tar con la Regione costituita in giudizio per sostenere l’infondatezza della posizione adottata dalle Ferrovie Appulo Lucane. Ma siccome il Tar ha potuto fare poco per una questione di giurisdizione, adesso ci penserà un giudice ordinario a risolver e la questione debito. Il rischio maggiore, almeno per la Regione, è quello di trovarsi davanti ad un rimborso ben più salato di quanto presentato all’inizio, a meno che le Fal non accettino una rateizzazione.

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