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NON è per niente semplice tenere in ordine i conti sul trasporto pubblico, questo è chiaro. Pensiamo però alla innaturale lentezza delle Fal in Basilicata, quasi “allergiche” al rinnovamento, almeno da queste parti nonostante la chiusura della tratta materana per ristrutturazioni che dovrebbero terminare a fine agosto. Resta però una linea obsoleta incapace di ospitare i treni di ultima generazione, che viaggiano solo in Puglia e lavori sulla linea che sembrano non finire mai.
Eppure sono tantissimi i fondi stanziati, prevalentemente dal Por-Fesr 2007-2013, che hanno dato “linfa” al nuovo corso di una linea ferroviaria sempre più sottoutilizzata in Basilicata e fin troppo congestionata in Puglia. Nonostante questo la Basilicata ha fatto la sua parte in questi anni, basta andare a guardare le voci di bilancio e sommare la pioggia di milioni che è arrivata. Per quanto riguarda invece il 2013, nel bilancio di previsione pluriennale sono annotati come contributi derivanti dal mantenimento dell’esercizio e oneri Irap 21 milioni e 153mila euro. È una cifra notevole, che grava non poco sul bilancio se si aggiungono anche i milioni destinati a Trenitalia.
E poi ci sono i quattro milioni di pagamento dell’Iva sui contratti di servizio che dovranno essere spalmati su tutti gli operatori di trasporto pubblico. Eppure proprio a maggio di quest’anno la situazione, stando a quando hanno riferito tutti i sindacati, non sono sembrate molto propizie per la società. Perché ai ritardi cronici si sono aggiunte altre problematiche relative alle “ristrettezze” di questi tempi. «Le inefficienze – scrivevano i sindacati – riguardano la quantità dei servizi ferroviari ed automobilistici che sono aumentati a fronte di un numero di addetti che tende sempre più ad assottigliarsi a causa dei pensionamenti. Per i servizi ferroviari poi si sono allungati i tempi di percorrenza: in generale sono stati ridotti i turni di servizio e quindi di conseguenza il numero delle unità lavorative (capi stazione, autisti, capi treno, macchinisti e personale di manutenzione), determinando disagi per i viaggiatori, ritardi, soppressioni e fa sì che il servizio reso alla collettività mal si coniuga con le esigenze di mobilità della stessa».
«Inoltre si rende improcrastinabile la necessità di istituire corsi di formazione continua relativamente alla messa in funzione di nuovi impianti Ctc (Controllo Centralizzato del Traffico e ai nuovi mezzi di trazione (Stadler). Insomma, tanti soldi e poco personale, più i ritardi cronici e il problema degli autobus nel materano che fanno imbufalire i pendolari nonostnate la nuova flotta. È un momento davvero difficile per questa storica ferrovia, soprattutto se la Regione tienee ancora per sé un debito considerevole, nonostante sia passati quasi undici anni.
v.panettieri@luedi.it
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