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POTENZA – Il sostituto procuratore della Repubblica, Sergio Marotta ha affidato ai carabinieri del Noe il compito di verificare se la SiderPotenza sia o meno in regola con le leggi in materia di tutela ambientale. A renderlo noto Antonio Nicastro, attivista ambientale.

«Chiediamo da anni – ha fatto sapere Nicastro  – un serio monitoraggio di aria, suolo e  acqua nelle aree circostanti lo stabilimento, perché, fino a  oggi, non siamo riusciti a conoscere la composizione dei fumi che fuoriescono dalle ciminiere, né, tantomeno, quali sostanze pericolose si depositano al suolo».

Senza volere minimamente paragonare il caso SiderPotenza al caso Ilva di Taranto, due aziende simili solo per tipologia di comparto, ma tanto diverse per dimensioni e quantità d’inquinanti prodotti,   è necessario, comunque  «tirare in ballo la vicenda del colosso tarantino non foss’altro che per far notare il fatto che, perlomeno, adesso, nel capoluogo pugliese, sanno che aria respirano e quindi, volendo possono prendere precauzioni». Ad affiancare il lavoro dei militari del Noe   tre tecnici che già si sono occupati proprio del caso Ilva.

A oggi l’unica cosa che è stata accertata a seguito di un controllo dell’Arpab  è la fuoriuscita di monossido di carbonio.

Poi c’è stata la richiesta «alquanto singolare» da parte di SiderPotenza  di una nuova Aia – Via che consenta la modifica dei limiti stessi di monossido di carbonio. La campagna di monitoraggio con centraline mobili effettuata per pochi mesi alla fine del 2012, inoltre, pare abbia accertato la presenza di  valori di zinco 300 volte superiori a quelli rilevati nel centro della città. A preoccupare anche le  «montagne di granella accumulate nei piazzali della Siderpotenza» che non essendo adeguatamente protette potrebbero disperdere nell’aria polveri pericolose per la salute dei cittadini, soprattutto quelli che vivono a Bucaletto e a rione Betlemme.

E se oggi i tarantini grazie al lavoro del sostituto procuratore Todisco  «sanno – ha aggiunto Nicastro –  finalmente che l’aria che respirano è inquinata e volendo possono prendere le precauzioni del caso,  qui, a Potenza, da anni chiediamo un serio monitoraggio di aria, suolo ed acqua nelle aree circostanti lo stabilimento del Gruppo Pittini ma non siamo, fino a  oggi, riusciti a conoscere la composizione dei fumi che emettono le ciminiere né tantomeno si sa se al suolo si sono depositate sostanze pericolose». Aspettando i risultati dell’ispezione commissionata dalla Magistratura potentina c’è da rilevare che le istituzioni continuano clamorosamente a latitare, l’Asp non ha mai varato uno programma per effettuare uno screening sanitario sulle persone che abitano nei paraggi della ferriera. Nel frattempo il Gruppo Pittini ingrandisce lo stabilimento con l’acquisizione dei fabbricati e dei suoli acquistati da due aziende adiacenti, la Mahle e la Liquigas, per cui la tanto auspicata delocalizzazione è ben lungi dal venire «e siamo in presenza dell’assurdo – ha concluso Nicastro –   con lo stabilimento che si amplia, e la città che continua a  espandersi attorno alle ciminiere della ferriera».

al.g.

a.giammaria@luedi.it

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