TROPEA (Vibo Valentia) – In 17 casi sui 24 punti monitorati lungo la costa calabrese, il 70% sul totale, le analisi hanno evidenziato una carica batterica più alta di quella consentita dalla legge. Per quattordici di questi punti il giudizio è di “fortemente inquinato”. La situazione più critica è quella registrata nelle province di Crotone e Vibo Valentia, dove tutti i campionamenti sono risultati con valori di batteri oltre i limiti consentito dalla legge. E’ una fotografia a tinte fosche quella scattata dall’imbarcazione ambientalista di Legambiente che ancora una volta testimonia l’urgenza di affrontare la sfida della depurazione per tutelare l’ambiente e le risorse marine calabresi.
Legambiente denuncia da anni inascoltata questa situazione, anche attraverso puntuali dossier con dati e proposte. Per questo oggi lancia un appello alla Regione e ai sindaci, sia dei comuni costieri che dell’entroterra, affinchè si mettano finalmente in moto le procedure per adeguare il sistema depurativo alla normativa europea, visto che i fondi a disposizione ci sono ma ancora non sono stati fatti interventi risolutivi. E’ questa la fotografia scattata da Goletta Verde, la celebre campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati che ha fatto tappa in Calabria in questi giorni oltre che per verificare lo stato di salute del mare, anche per puntare l’attenzione sulla cementificazione delle coste e il consumo di suolo e per dire no all’avanzare delle trivelle nello Jonio.
L’istantanea regionale sulle analisi dell’equipe di biologi di Legambiente, è stata presentata questa mattina, in conferenza stampa a Tropea da Giorgio Zampetti, responsabile scientifico Legambiente, Maria Caterina Gattuso e Franco Saragò della segreteria Legambiente Calabria. Erano, inoltre, presenti Gaetano Vallone, Sindaco di Tropea; Giuseppe Giuliano, Sindaco di Ricadi; Giacomo Francesco Taccone, assessore all’ambiente del comune di Zambrone e il tecnico comunale del come di Zambrone; Maria Brosio, sindaco di Parghelia; Franco Barbalace, sindaco di Spilinga; De Vita, assessore all’ambiente del Comune di Tropea; Anna Sambiase, assessore al turismo del comune di Parghelia e la Capitaneria di Porto di Vibo Valentia.
LE FOCI DEI FIUMI. Anche nel caso della Calabria, cosi come nelle altre regioni, l’attenzione è stata incentrata principalmente alle foci, così come sugli scarichi che arrivano in mare, senza però tralasciare tratti di spiaggia “sospetti” segnalati dai cittadini, attraverso il servizio Sos Goletta, o dai circoli locali di Legambiente. Questo, per ribadire il ruolo di cartina di tornasole dei corsi d’acqua che evidenziano problemi che sono anche a monte (depuratori non funzionanti, scarichi illegali) e che in ogni caso “consegnano” il loro apporto inquinante ai nostri mari. Per questo chiediamo a Arpacal di monitorare costantemente le foci dei corsi d’acqua accanto ai quali, inoltre, spesso si trovano strutture ricettive, come campeggi e stabilimenti balneari.
DEPURAZIONE INSUFFICIENTE. La situazione del servizio di depurazione in Calabria è descritta dai dati pubblicati in occasione dell’ultimo censimento Istat (dati del 2008) sullo stato del servizio a livello nazionale. Secondo l’indagine, la Calabria è la penultima regione italiana con appena il 49,9% di popolazione servita da un servizio di depurazione efficiente (ovvero con trattamento almeno secondario), inferiore alla già modesta media nazionale del 76% e sotto la media delle regioni del mezzogiorno, che si attesta intorno al 66%. La provincia che ha la copertura peggiore del servizio di depurazione è quella di Vibo Valentia con solo il 40,9% di abitanti equivalenti serviti da un sistema di depurazione di tipo secondario o terziario, segue Cosenza con il 44,3% e Reggio Calabria con il 48,2%.
“L’obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde è quello di individuare i punti critici di una regione, anche analizzando il carico batterico che arriva in mare dalle foci dei fiumi – commenta Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – per portare a galla i problemi della depurazione. E’, in ogni caso, bene ribadire che Legambiente effettua un’istantanea che non vuole sostituirsi ai monitoraggi ufficiali, ma sottolineare le criticità di alcune zone e spronare le amministrazioni locali ad un approfondimento per individuarne le cause e risolvere il problema. I risultati della Calabria ci danno un chiaro segnale di una crisi depurativa che colpisce tutte le provincie, cosa che purtroppo non ci sorprende. Lo abbiamo ripetuto più volte – continua Zampetti – la depurazione dei reflui, dai comuni dell’entroterra a quelli costieri, deve diventare una priorità nell’agenda dell’amministrazione regionale”.
“Non a caso, già durante la primavera abbiamo presentato uno studio sulla depurazione e le proposte concrete alla Regione per stimolare la risoluzione delle problematica prima della stagione balneare ma ci sembra che non si sia ancora intrapresa la strada giusta”.
L’ANALISI PER PROVINCIA. Questa la situazione nel dettaglio per le province calabresi. La situazione più critica è quella registrata nelle province di Crotone e Vibo Valentia, dove tutti i campionamenti sono risultati con valori di batteri oltre i limiti consentito dalla legge, anche in prossimità di alcune spiagge. Quattro i punti monitorati nel crotonese: fortemente inquinato il prelievo nei pressi della foce del fiume Esaro. Sempre a Crotone sono risultate “inquinate” anche le acque prelevate nei pressi della spiaggia sul Lungomare di Via Magna Grecia (1 km a nord dell’Irto), luogo con una notevole presenza di bagnanti. Stesso giudizio per gli altri due campionamenti in provincia: nei pressi della foce del fiume Tacina, in località Steccato di Cutro del comune di Cutro e ad Isola di Capo Rizzuto, dov’è risultato “fuorilegge” il prelievo effettuato in prossimità del canale sulla spiaggia a destra del Castello. Fuorilegge, tutti i prelievi anche in provincia di Vibo Valentia, per tre dei quali il giudizio è di fortemente inquinato. Si tratta dei campionamenti effettuati a Vibo Valentia (località Bivona, nei pressi della foce Sant’Anna); a Pizzo Calabro (località Calamaio, in prossimità della foce del fiume Angitola) e Ricadi (località La Torre, nei pressi della foce Fiumara Ruffa). Cariche batteriche inferiori, ma sempre oltre i limiti, anche nel prelievo effettuato a Marina di Nicotera, dov’è risultato inquinato il punto nei pressi degli scogli presso la foce del torrente Britto. Anche se non rientrante nel conteggio dei campionamenti, Goletta Verde monitora da anni la situazione delle “Cascatelle del fiume Arbone” in località Formicoli del comune di Ricadi. Al momento del prelievo le acque proveniente dalla cascatella, per la temporanea bassa portata, non raggiungono il mare e di conseguenza il campione è stato raccolto direttamente sulla falesia a pochissimi metri dalla battigia. Si evidenzia, però, che anche quest’anno le analisi danno un giudizio di fortemente inquinato, con l’inevitabile rischio di contaminazione batterica del mare antistante. Otto i campionamenti effettuati in provincia di Reggio Calabria, sei dei quali risultati con cariche batteriche oltre la soglia di legge e per cinque dei quali il giudizio è di “fortemente inquinato”.
Nel dettaglio sono risultati da “bollino rosso” i campionamenti a Reggio Calabria (due prelievi, uno in corrispondenza dello scarico al Lido Comunale, Lungomare Falcomatà, e l’altro nei pressi della foce del torrente Menga, in località Sabbie bianche); a Villa San Giovanni (nei pressi della scogliera presso scarico su Lungomare Cenide); a Gioia Tauro (spiaggia alla foce del Fiume Petrace in località Marina); a San Ferdinando (nei pressi della foce del fiume Mesima). “Inquinato”, invece, il prelievo effettuato nei pressi della scogliera in prossimità della foce fiumara San Vincenzo a Motta San Giovanni, in località Lazzàro. Entro i limiti, infine, sia l’altro prelievo nella città di Reggio Calabria (località Bocale, nei pressi della spiaggia di fronte alla chiesa di Bocale) che alla spiaggia di Bagnara Calabra (presso la spiaggia in località Marinella, Cacilì). Dei quattro campioni monitorati in provincia di Cosenza tre sono risultati “fortemente inquinati”. Si tratta dei prelievi effettuati a Paola (spiaggia alla foce del fiume San Francesco, al lungomare San Francesco da Paola); a Bonifati (spiaggia alla foce del fiume Parise); a Villapiana (località Lido, sulla spiaggia nei pressi del canale). Entro i limiti, invece, le analisi a Diamante (in prossimità della spiaggia in località Torricella). Tutti entro i limiti di legge i quattro campionamenti effettuati in provincia di Catanzaro e precisamente a Guardavalle (nei pressi della spiaggia di Marina); a Gizzeria (spiaggia fronte località Laghi La Vota); a Montepaone (nei pressi del Lido dei finanzieri) e a Simeri Crichi (nei pressi della spiaggia alla foce del torrente Simeri). “La Calabria è una regione di straordinaria bellezza ma che non ha ancora intrapreso con convinzione la strada della qualità e della tutela dell’ambiente e del mare – dichiara Maria Caterina Gattuso, segreteria di Legambiente Calabria. E’ necessario uno scatto di orgoglio, soprattutto da parte delle Istituzioni, a partire dai comuni che devono impegnarsi a mettere a regime la gestione e la manutenzione dei depuratori, intervenendo anche sugli scarichi abusivi. Non è possibile, infatti, continuare a fare affidamento sulle seppur notevoli capacità di autodepurazione del nostro mare”.
L’APPELLO. “Alla Regione – continua Gattuso – chiediamo un impegno più deciso rispetto a quanto fatto finora per far si che i fondi messi a disposizione vengano realmente spesi per la realizzazione e il completamento degli impianti, cosa che al momento non è avvenuta, nemmeno per i comuni in procedura di infrazione dell’Unione Europea. Inoltre, dal 2000 le risorse economiche stanziate per colmare le gravi lacune del sistema depurativo calabrese ammontano a oltre 700 milioni di euro, ma non si sono ancora tradotte in risultati significativi. A questo proposito, chiediamo che si rendano note le responsabilità e le reali difficoltà per cui i progetti non sono stati ad oggi realizzati efficacemente, nell’interesse dei cittadini calabresi, ma anche degli stessi enti locali, mettendo in luce i problemi e individuando le giuste soluzioni per superarli”. “Anche se si registra una maggiore attenzione da parte delle amministrazioni pubbliche e alcuni segnali di lieve ripresa – dichiara Franco Saragò della segreteria regionale di Legambiente – le condizioni della depurazione calabrese rimangono sostanzialmente stazionarie, con punte di grave criticità. Sono ancora molti gli scarichi abusivi che sversano nelle fiumare e rimane ancora elevata la parte di territorio non servita da un sistema di depurazione efficiente. Nonostante le discussioni che animano, da anni, le estati calabresi, risultano ancora molti i centri abitati privi di impianti di depurazione mentre diversi impianti attivi risultano essere sotto sequestro giudiziario per la loro inefficienza o addirittura privi di autorizzazioni allo scarico delle acque. A testimonianza del perdurare della situazione vi sono i risultati del campionamento delle acque marine che, da anni, evidenziano negli stessi luoghi, le medesime criticità. Crediamo che, al di la della volontà di archiviare il deficit depurativo, ci sia bisogno di sinergia e pragmatismo da parte delle istituzioni e parliamo non soltanto dei comuni costieri ma anche di tutti i comuni dell’entroterra. Un impegno corale che ripulisca anche le coste dagli ecomostri che, unitamente al deficit depurativo, oltre a deturpare un territorio di incommensurabile bellezza, danneggiano l’economia turistica”. Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è Main Partner della storica campagna estiva di Legambiente.
“La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega Antonio Mastrostefano, responsabile Comunicazione del COOU. L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto – continua – questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Nel 2012 in Calabria, il Consorzio ha raccolto 2.880 tonnellate di oli lubrificanti usati, 447 delle quali in provincia di Reggio Calabria.