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POTENZA – I telefoni hanno squillato di buonora. La notizia della possibile candidatura di Giampiero Maruggi a presidente della Regione da parte del centrosinistra ha innescato reazioni e nervosismo. Ma anche curiosità. E quindi evitiamo ulteriori domande agli interessati: la notizia è assolutamente fondata.
Di più. Al direttore generale del San Carlo l’eventuale disponibilità a rappresentare il Pd e la coalizione alle elezioni regionale del 17 e 18 novembre è stata chiesta già da qualche giorno. E l’ex direttore della Banca del Mezzogiorno ci starebbe pensando seriamente. Detto questo siamo ancora alle fasi preliminari. Perchè sul nome di Maruggi in pratica hanno parlato solo in pochissimi del Partito democratico di Basilicata.
Insomma l’ipotesi sarebbe stata avanzata in un incontro ristretto. In pratica gli interlocutori (prima che la cosa fosse comunifcata allo stesso Maruggi) si possono contare sulle dita di una mano: Margiotta, De Filippo, Luongo, Folino. E forse basta.
Chiaro che si tratta ovviamente di uno scenario percorribile e di una candidatura assolutamente autorevole. Ma non è finito nemmeno il primo tempo della partita. Anche perchè – dopo che è trapelata la notizia – con le ore si è anche compreso che c’è molta tattica.
Ad ogni modo si è appreso con certezza che nonostante Maruggi sia notoriamente vicino alle posizioni politiche di Vincenzo Folino (non a caso era in prima fila alla kermesse organizzato dallo stesso Folino insieme a Filippo Bubbico un paio di settimane fa a Tito al centro Cecilia) l’idea di una sua eventuale candidatura è partita non dall’area bersaniana. Per farla breve a Maruggi avrebbero pensato Salvatore Margiotta e Vito De Filippo. Questo per rimanere ai fatti. Ovviamente ieri è partito il “gioco” delle interpretazioni e dei commenti. Nessuno ufficiale ovviamente. Ad ogni modo c’è chi pone già una serie di perplessità sia da una parte del Pd lucano che all’altra.
Innanzitutto c’è chi ha fatto notare che se pure Maruggi può essere considerato l’uomo giusto per risolvere il problema territoriale tra Matera e Potenza (il dg del San Carlo è potentino ma vive a Matera dove è noto sia per l’esperienza alla guida della Banca del Materano che per quella di direttore dell’Asm) non risolve certo il “problema” De Filippo che non scalerebbe a Roba come invece avverrebe con la candidatura di Speranza o di Folino e probabilmente anche di Bubbico.
E poi è stato anche fatto notare al cronista che una figura esterna del calibro di Maruggi garantirebbe certo un’immagine di rinnovamento rispetto al passsato ma avrebbe necessità di essere avallata anche a livello politico sia all’interno di un dibattito del Pd allargato a tutti i dirigenti e sia con gli alleati di coalizione.
E c’è chi pure ha ipotizzato che possa essere stata una manovra per tentare di destabilizzare il “fortino” politico degli ex diessini. In pratica per vedere se tra i vari Folino, Bubbico e Lacorazza possa nascere qualche “screzio”. Da quanto pare non è accaduto nemmeno in questo caso. Da ambienti ben informati infatti si è appreso che nemmeno Piero Lacorazza (che di fatto è uno dei nomi in prima fila) avrebbe sollevato perplessità sul nome di Maruggi.
E c’è di più. C’è chi vede l’ipotesi Maruggi anche un modo per creare un eventuale avversario “esterno” alle velleità di Pasquale carrano. Insomma la carne sul fuoco basta e avanza.
Ad ogni modo nel Pd oltre al “caso lucano” per la presidenza di motivi di fibrillazione non ne mancano. Ieri c’è stata anche la dura presa di posizione del deputato Salvatore Margiotta nei confronti di Civati. Queste le dichiarazioni di Margiotta: «Civati accusa Franceschini di aver minacciato, nel corso del suo intervento, peraltro applauditissimo, durante la riunione di oggi del gruppo PD del Senato, l’espulsione di coloro i quali domani votassero a favore della mozione di sfiducia M5S – Sel, nei confronti del ministro Alfano. Riunione conclusasi con l’approvazione della proposta di Epifani con 80 voti a favore e 7 astensioni. É assolutamente falso, e l’affermazione di Civati é tanto più grave in quanto egli non era presente all’incontro. Dario non ha pronunciato mai quelle parole, e attaccarlo sulla base di menzogne inquina la vita interna di partito e il dibattito politico: sport sempre più praticato da molti colleghi, ancor più scorretto se fatto da candidati alla segreteria nazionale».
E non solo. Altri motivi di polemiche le offre il sindaco Claudio Borneo di San Chirico Raparo che su Twitter ha scritto: «Il Movimento dei sindaci lucani è pronto a schierarsi con Matteo Renzi in un eventuale uscita dal Partito democratico».
Insomma se il clima è questo c’è da scommettere che qualsiasi scelta non sarà “figlia” di una mediazione tanto semplice. Ammesso che sia possibile.
s.santoro@luedi.it
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