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COSENZA – Non ha previsto l’arresto, e neanche la condanna. E’ la vicenda giudiziaria del sedicente mago Antonio Sapienza, 70 anni, originario di Aci Castello (Catania), ieri condannato dai giudici del tribunale collegiale di Cosenza (Marletta, Pingitore, Ianni) a due anni e due mesi di reclusione per violenza sessuale e lesioni. Vittime due ventenni che a lui si erano rivolte per risolvere i loro problemi d’amore. Il mago, secondo l’accusa, ne avrebbe approfittato, invitandole prima ad amoreggiare davanti a lui, per poi allungare morbosamente le mani verso di loro, tentato un approccio sessuale. Una storia che si sarebbe materializzata in un piccolo studiolo di via Piave, dove Sapienza riceveva i suoi clienti e alla quale misero fine i carabinieri di Cosenza Principale, agli ordini del capitano Satriano e del luogotenente Saponangelo. I militari dell’Arma entrarono in azione lo scorso 18 dicembre. Notificarono al mago, praticamente colto in flagranza di reato, un’ordinanza di arresti domiciliari ed effettuarono una perquisizione all’interno del suo studio dove riceveva clienti desiderosi soprattutto di risolvere i loro problemi d’amore. «Il mago – commentò ironicamente Satriano – questa volta non è riuscito a prevedere il suo arresto e la fine delle sue malefatte.». Tutto ha avuto inizio dalla denuncia di una delle giovani (che si è poi costituita parte civile tramite l’avvocato Cristian Cristiano). Ha raccontato che lei e la sua amica si rivolsero al mago siciliano per risolvere i loro problemi d’amore. Videro la pubblicità, annotarono il numero di telefono e presero appuntamento in via Piave. Seguirono i primi incontri, col presunto esperto di magia che chiese loro 2000 mila euro per eliminare il maligno. Le due giovani furono poi invitate a fare altre sedute, dal costo di 100 euro l’una, in quanto – a detta sempre del mago – gli influssi negativi arrivavano da più persone. Dopo un periodo di semplice lettura delle carte e di batuffoli di cotone utilizzati per assorbire il sudore Sapienza iniziò ad avanzare strane richieste alle ragazze, come quelle di accarezzarsi davanti a lui e di toccarle. Una si ribellò e non andò più da lui. L’altra invece, come ammaliata, continuò a frequentarlo, fino a quando il mago non le mise le mani addosso con l’intento di consumare un atto sessuale. A questo punto la giovane si rivolse ai carabinieri, coi quali si mise d’accordo per cogliere in flagranza di reato il mago Sapienza. La ventenne prese un nuovo appuntamento in via Piave. E anche in quell’occasione l’uomo tentò un nuovo approccio. La giovane scappò e i carabinieri entrarono, denunciando il mago. Il suo studio fu perquisito. Trovarono tutto l’occorrente per la magia, teschio compreso. Ieri la condanna per Sapienza, coi giudici che hanno in parte accolto la richiesta (quattro anni di reclusione) avanzata dalla Procura, ieri rappresentata dal pm Assumma. I giudici, per come sollecitato dall’avvocato difensore Nicola Rendace, hanno infatti escluso la recidiva e riconosciuto l’ipotesi lieve. «Siamo moderatamente soddisfatti», ha commentato a caldo lo stesso Rendace, che impugnerà comunque la sentenza per puntare a un ulteriore riduzione della pena. Antonio Sapienza era in aula e ha assistito alla lettura della sentenza.

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